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MES: Nessuna adesione senza una riforma necessaria – Il Giornale – Pietro Paganini
 
Il MES è il solito abbaglio mediatico, una sorta di arma di distrazione di massa. Qualcuno che ha interesse ad accedere ai finanziamenti o meglio, qualcuno che ha interesse a controllare i rapporti MES/Italia, quindi qualche dipartimento delle grandi burocrazie, butta l’amo e i pesci abboccano. 
In questo momento l’Italia non ha bisogno del MES. Ci sono altri strumenti europei di finanziamento. Il MES non è uno strumento europeo, infatti non risponde al diritto europeo. Si può decidere di farvi parte senza accedere ai finanziamenti. Ma a quale scopo? Tanto per essere membri di un club, per altro non troppo prestigioso? Se se ne vuole fare parte è sufficiente – ma difficile – riformare il MES così che risposta agli interessi dei cittadini. Così come è organizzato oggi il MES non tutela i cittadini italiani ed europei. 
 
Questo è il sunto dell’intervista che ho rilasciato a il Giornale in un piacevole e costruttivo confronto con C. Stagnaro. 
 
Puoi rileggere l’intervista da Il Giornale qui >>> o qui sotto. 
 

MES: Nessuna adesione senza una riforma necessaria

Il premier Giorgia Meloni, nel suo discorso di ieri alla Camera, ha fatto capire che la discussione sul Mes andrà avanti ancora per alcuni mesi. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo intervistato gli economisti Carlo Stagnaro e Pietro Paganini.

Quali sono, per l’Italia, i benefici di un’eventuale approvazione del Mes?

Stagnaro: “I benefici si manifesteranno in caso lo scenario macroeconomico dovesse peggiorare: l’approvazione del Mes mette a disposizione dell’Italia (e di qualunque altro Stato dell’eurozona) una rete di salvataggio in caso di ulteriori crisi bancarie. Come ogni polizza di assicurazione, anche questa può apparire inutile… finché non se ne ha bisogno.

Paganini: “Il Mes mette a disposizione dei fondi che possono essere utilizzati per una serie di opere e di attività di investimenti che dovrebbero generare dei ritorni”.

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Quali sono, per l’Italia, i rischi di un’eventuale approvazione del Mes?

Stagnaro: “Non vedo alcun rischio di natura economica o finanziaria in caso di ratifica, nel senso che il Mes sta lì e non dà fastidio a nessuno”.

Paganini: “Il Mes è un’opportunità solo nel momento in cui si trasforma rispetto a ciò che è oggi, ossia un ente che non risponde solo al diritto europeo e, quindi, difficilmente può tutelare i cittadini europei. Al momento, infatti, il Fondo Monetario gestisce e stabilisce, insieme alla Bce e alla Commissione europea, come e a quali condizioni erogare le risorse”.

Quali sono, per l’Italia, gli effetti di una mancata approvazione del Mes?

Stagnaro: “In caso di mancata ratifica avremmo uno strumento in meno a disposizione in caso di bisogno ma, soprattutto, l’Italia si prenderebbe una grave responsabilità politica nei confronti degli altri Stati che hanno ratificato il meccanismo”.

Paganini: “A mio avviso la discussione col Mes si può aprire soltanto quando vi sarà la volontà di modificare il suo statuto e i suoi componenti, eliminando il Fmi dal campo. In caso contrario, noi continueremo ad avere un soggetto che ci eroga dei soldi a condizioni che non conciliano con le condizioni dei cittadini italiani e si rischia di arrivare a situazioni come quella della Grecia”.

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Come giudica l’atteggiamento del governo italiano rispetto all’Ue?

Stagnaro: “Al momento è come se stessimo esercitando un diritto di veto, e come sempre tale diritto va esercitato con estrema cautela e soprattutto per motivazioni serie che, in questo caso, mi pare non ci siano (quanto meno non sono di natura economica o finanziaria)”.

Paganini: “Ripeto: l’Italia potrebbe approvarlo solo a patto che il Mes risponda al diritto europeo e che sia modificata la posizione del Fmi che non è un ente europeo. Se questo non avviene, approvare il Mes è molto pericoloso perché, a quel punto, farebbe solo gli interessi di qualche apparato burocratico”.Giudica fruttuosa o controproducente l’idea del governo Meloni di approvare il Mes solo a patto di avere maggiore flessibilità nel prossimo patto di stabilità?

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Stagnaro: “Mi sembra controproducente. Sono due partite completamente diverse e tra l’altro non è per nulla ovvio che maggiore flessibilità sia nel nostro interesse, per la stessa ragione per cui il governo si è giustamente schierato contro il “liberi tutti” sugli aiuti di Stato. Ma soprattutto, mentre sul Mes il dibattito c’è già stato e si è ampiamente concluso, sul patto di stabilità è tutto ancora da vedere. Quindi, l’immagine che si dà è semplicemente quella di voler tirare la corda ben oltre il limite consentito. Sarebbe meglio adottare una condotta seria sul Mes, ratificandolo perché non c’è nessuna ragione al mondo per cui l’Italia potrebbe avere un interesse contrario, e chiarendo qual è la nostra posizione sul patto di stabilità, in modo da costruire o rafforzare alleanze con altri paesi che hanno prospettive analoghe alla nostra”.

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Paganini: “È una domanda formulata presupponendo che il MES coincida con la prospettiva Ue. La coincidenza può esserci – lo ha confermato l’affollato convegno liberale di Bologna dieci giorni fa – solo quando le scelte seguano procedure che valorizzino i cittadini europei prima che gli stati membri. Ora, l’attuale MES, non soltanto non rientra nel diritto UE, ma ha una struttura che in certi casi non ha il diretto rapporto con i cittadini UE (vedi i poteri lontani dai cittadini dati alla triade che negozia e gestisce i prestiti agli Stati bisognosi). Di conseguenza, essendo oggi in ballo una riforma del MES che ne amplia la competenza alle crisi bancarie (cosa di per sé giusta), è singolare non voler cogliere l’occasione per correggere altri aspetti ancora incoerenti con lo spirito fondatore dell’Europa, imperniato sulle scelte dei cittadini”.

MES: Nessuna adesione senza una riforma necessaria – Il Giornale – Pietro Paganini

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PNR