Governare la Globalizzazione pietro paganini il giornale paganini non ripete

Governare la Globalizzazione – Il Giornale – Pietro Paganini

Il Giornale mi ha intervistato sulla crisi delle materie prime, il conflitto in Ucraina, e le dinamiche della globalizzazione. 
 
Puoi leggere tutta l’intervista qui su Il Giornale >>> o qui sotto. 

Governare la Globalizzazione

“Noi europei, oggi, e siamo quelli che più di tutti pagheranno il prezzo di questa crisi”. L’economista Pietro Paganini, fondatore del think thank Competere, spiega in questa intervista a ilGiornale.it, tutte le difficoltà che avranno le liberaldemocrazie occidentali nell’immediato futuro.

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Le sanzioni faranno più male alla Russia o all’Occidente?

“Le sanzioni rischiano di fare molto male alla Russia, ma senza ottenere i risultati che la Nato, l’Europa e gli Stati Uniti si sono posti. Possono, quindi, avere un effetto boomerang molto devastante per la nostra economia perché, finalmente, molti di noi si sono accorti che il resto del mondo non segue più il volere della parte più piccola del mondo, cioè l’Occidente. Pensare che Paesi come la Turchia (che è dentro la Nato) o l’India non solo non stanno seguendo le sanzioni, ma non stanno nemmeno condannando la Russia perché fanno affari con Mosca da cui comprono tante materie prime e non ne possono fare a meno. Questo vale anche per Israele, molti Paesi dell’Africa e dell’Asia e per tutto il Medio Oriente. Ora, perciò, gli Stati Uniti ed Europa dovranno fare i conti con questo nuovo scenario”.

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Questa, quindi, è la fine della globalizzazione?

“No, casomai è l’inizio della globalizzazione. Non si poteva, infatti, pensare che la globalizzazione fosse solo l’esportazione del modello Occidentale. È la vittoria della diversità per cui nel mondo ci sono le liberaldemocrazie, ma anche le dittature e sistemi politici con i quali dobbiamo confrontarci per far capire che la liberademocrazia è il sistema migliore per raggiungere il benessere. È solo l’inizio di una serie di sfide che la globalizzazione pone. Che l’Europa torni indietro, si ritiri dalla globalizzazione per virare verso un sistema autarchico è una follia, soprattutto se parliamo di energia. Non è pensabile credere di raggiungere l’autonomia energetica con le rinnovabili in tempi brevi”.

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Ora, la rivoluzione green professata da Greta verrà messa in discussione?

“Un piano energetico deve prevedere una visione unitaria che riguardi tutto: il gas, il grano e le rinnovabili. Ogni anno, parallelamente alla legge di bilancio, dobbiamo avere un piano strategico sulle materie prime e dobbiamo fare delle scelte sulla base di tre categorie. La prima è quella economica: scegliere materie prime convenienti. La seconda geopolitica, cioè avere delle filiere dinamiche e resilienti che ci consentano di saltare da una filiera all’altra nel momento in cui c’è una difficoltà con un Paese. Infine, abbiamo bisogno di filiere sostenibili. Le rinnovabili rientrano in questo piano, ma oggi rischiamo di passare dalla dipendenza russa a quella cinese, pagando di più i pannelli solari e le pale eoliche rispetto al gas che arriva dalla Russia. Ed è alquanto difficile creare una filiare italiana di questi strumenti per i quali vi è anche un grande problema relativo allo smaltimento. Le rinnovabili, inoltre, non coprono sempre l’intero nostro fabbisogno energetico e, perciò, al momento, non possiamo rinunciare al gas russo”.

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Alla Cina quanto conviene sostenere la Russia?

“La Cina ha un valido alleato nella Russia che è anche un’arma rispetto alla Nato, agli Stati Uniti e all’Europa. Quest’ultima è molto debole politicamente ed economicamente grazie anche a questo conflitto. Di conseguenza si rafforza il piano della Cina, cioè indebolire l’Europa per renderla un mercato da spremere e in cui andare a vendere i propri prodotti. Secondo me, la Cina non ha interesse a imperializzare la Russia oppure a egemonizzare le politiche dei singoli Paesi”.

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La Cina diventerà la prima potenza al mondo oppure gli americani avranno ancora un ruolo centrale?

“Partendo dal presupposto che le liberaldemocrazie sono una minoranza, bisogna sapere che il benessere dell’Europa dipende dalle materie prime che compriamo dagli altri, ma gli altri Paesi non dipendono più da noi economicamente”.

In futuro, lo yuan sostituirà il dollaro?

“Per ora il dollaro è ancora la moneta più importante. Ha un piccolo concorrente che è l’euro, ma quando l’India e l’Arabia Saudita sono disposte a ragionare con lo yuan vuol dire che, prima o poi, ci sarà una parte del mondo che si fiderà di più della moneta cinese. Ed è per questo che occorre una politica estera diversa,soprattutto quando non si è produttori di materie prime. Noi europei, invece, abbiamo fatto i naif occupandoci dell’ambiente e del pianeta, lasciando il ruolo di poliziotto del mondo agli Stati Uniti. E, invece, avremmo dovuto occuparci noi di difendere le nostre democrazie come fa Israele. La verità è che mentre noi europei abbiamo fatto i naif, gli americani si sono creati un certo grado di indipendenza energetica e, oggi, sono in grado di mantenersi quasi da soli”.

Governare la Globalizzazione – Il Giornale – Pietro Paganini

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PNR