Nel 2017 quasi 9000 aziende hanno portato i libri contabili in tribunale

di Maria Serra

Sono sempre meno le imprese italiane costrette a dichiarare fallimento. Nel secondo trimestre del 2017 sono state 3.190 le aziende che hanno portato i libri in tribunale (facendo così salire a 8.656 il numero nei primi nove mesi dell’anno). Una cifra che, dopo il picco raggiunto nel 2014 quando i fallimenti erano stati 15.336 (4.190 nel secondo trimestre), è calata costantemente anno su anno. Rispetto al 2016, infatti, le imprese fallite sono diminuite del 15,7%, del 17,8% se si fa il confronto con il 2015, e addirittura del 22,2% se si guarda alla situazione del 2014. E’ quanto ha fatto emergere l’analisi dei fallimenti in Italia aggiornata a fine giugno di Cribis, società del Gruppo Crif specializzata nella business information, che ha indagato la situazione dei fallimenti delle imprese italiane nel corso del 2017.

Nel periodo che va da aprile a giugno sono fallite mediamente 35 imprese al giorno, poco più di un’impresa ogni ora. La diminuzione ha coinvolto tutte le diverse tipologie di impresa anche se le riduzioni risultano più marcate fra le società di persone (-27,4%) e fra le società di capitale (-17,6%) rispetto alle imprese organizzate in altre forme giuridiche (-4,3%). Malgrado la costante riduzione dei fallimenti sia un segnale incoraggiante di ripresa del tessuto imprenditoriale italiano, le difficoltà degli anni di crisi non sono ancora del tutto alle spalle. Il confronto con la situazione del 2009, infatti, quando gli effetti della crisi economica non erano ancora così evidenti, è piuttosto critico: rispetto a otto anni fa, quando i fallimenti nel secondo trimestre erano stati solo 2.393, le imprese fallite sono aumentate del 34,7%.

LA DISTRIBUZIONE DEI FALLIMENTI
La distribuzione dei fallimenti sul territorio nazionale presenta notevoli differenze da regione a regione ed è correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del paese. La Lombardia, con 1.300 imprese che hanno chiuso i battenti nel 2017 e un’incidenza sul totale dei fallimenti in Italia del 21,4%, si conferma la regione con il maggior numero di aziende che hanno portato i libri in tribunale. Le imprese lombarde detengono anche il primato di fallimenti dal 2009 a oggi, che ammontano a 23.542. Completano il podio il Lazio, con 786 aziende fallite nei primi sei mesi di quest’anno (11.647 dal 2009 a oggi) e un’incidenza sul totale dei fallimenti in Italia del 12,7%, e la Campania, che quest’anno ha registrato 539 fallimenti (8.854 dal 2009) che hanno inciso sul totale italiano per l’8,7%.Nelle prime dieci posizioni della graduatoria si trovano anche il Veneto (con 511 fallimenti), la Toscana (482), l’Emilia Romagna (458), il Piemonte (381), la Sicilia (378), la Puglia (295) e le Marche (182).

I SETTORI PIÙ COLPITI
L’indagine di Cribis ha analizzato anche l’incidenza dei fallimenti nei diversi settori merceologici. Il settore che ha sofferto di più nella prima metà del 2017 è il commercio, che ha visto ben 2.072 imprese chiudere i battenti. Sebbene il commercio detenga questo primato già da diversi anni, bisogna segnalare che il numero di fallimenti di imprese attive nel settore è in costante calo dal 2014 e che rispetto a dodici mesi fa è diminuito del 14,7%.
Gli altri settori più in crisi sono i servizi, con 1.410 fallimenti, l’edilizia, con 1.253 casi, e l’industria, con 1.190 aziende chiuse, mentre tutti gli altri comparti nel loro complesso hanno registrato 263 imprese fallite. Come si è visto nel commercio, anche nell’industria e nell’edilizia il numero di fallimenti è in continua discesa negli ultimi anni, con una riduzione dei fallimenti rispettivamente del 17,8% e del 14,3% rispetto al 2016. Perfino il comparto dei servizi, che fino allo scorso anno aveva sempre visto aumentare il numero di imprese fallite, è riuscito a invertire la tendenza, registrando un calo del 10,6% rispetto a dodici mesi fa.

FALLIMENTI ‘FARLOCCHI’ E RINASCITE EQUIVOCHE
Si da il caso che esista anche tutto un altro ambito non proprio edificante che, a seguito di verifiche fiscali e, apparentemente, per gli effetti della stessa, comprende quelle aziende che entrano subito in crisi e dichiarano fallimento. Spesso le indagini della Guardia di Finanza hanno permesso di accertare che, in realtà, gli imprenditori sottraggono tutti i beni, macchinari ed altre provviste all’azienda, causandone l’inevitabile fallimento. Tali beni vengono spesso trasferiti presso una nuova società, riferibile anche agli stessi soggetti, cercando di far perdere le tracce di tutti i beni distratti. Una prassi non proprio edificante, non diversamente dei fallimenti bancari degli ultimi anni i cui costi sono a carico di tutti i contribuenti, e per i quali si parla di almeno 10 miliardi.

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PNR