di Maria Serra

E dopo tanto procrastinare…finalmente gli italiani potranno recarsi a votare e scegliere i propri governanti. Sembrava impossibile visto che dal 2008 ad oggi, con la breve parentesi delle elezioni del 2013, la volontà popolare è stata messa all’angolo: abbiamo attraversato e subìto ondate di governi tecnici a capo di premier nominati dal presidente della repubblica. Interessi superiori, spread, crisi, Europa: alcune delle motivazioni che ci hanno raccontato.

E con un tappo di qua e una pezza di là, eccoci quasi arrivati, in trepida attesa, dell’appuntamento elettorale nazionale che si terrà tra marzo e maggio 2018, tutto starà alle anticipazioni dell’ultima ora. Sarà curioso assistere al risultato e capire se tanti tappi e tante pezze siano state utili a reggere in questi anni l’equilibrio di un Paese. Certo tutto questo andazzo è il miglior esempio di cosa significa procrastinare fatti e appuntamenti: non solo e più semplicemente inteso come un prendere tempo, ma più spesso un vero e proprio modo di agire propedeutico e funzionale a molteplici obiettivi.

E mentre nella vita di tutti i giorni, procrastinare, nel lavoro come in famiglia, può facilmente generare problemi e fallimenti, in politica la capacità di procrastinare si trasforma in un’arte sulla quale pesano tanti interessi, spesso e purtroppo di carattere puramente personale.

A questo punto è interessante citare un articolo pubblicato dal Washington Post che ci aiuta a capire scientificamente perché esiste questa distinzione e quali sono le ricadute che si ingenerano attraverso la cosiddetta “matrice di Eisenhower”, che prende il nome dal presidente americano Dwight D. Eisenhower, famoso per la sua produttività. Eisenhower era convinto che le persone dovessero usare il proprio tempo facendo le cose che consideravano davvero importanti, quelle che qui sotto si trovano nel quadrante 1 e 2.

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Purtroppo la maggior parte dei procrastinatori trascorre poco tempo in questi quadranti, dice Tim Urban dal suo blog Wait But Why, ma rimangono perlopiù nei quadranti 3 e 4, facendo cose che potrebbero anche essere importanti ma non sono urgenti, per poi fare un breve salto nel quadrante 1, quando il mostro del panico prende il sopravvento.

 

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Per Urban questa abitudine è davvero deleteria perché «la strada verso i sogni del procrastinatore − che porta ad allargare i suoi orizzonti, a esplorare il suo vero potenziale e raggiungere risultati di cui essere davvero orgoglioso − passa direttamente dal quadrante 2. Le persone possono anche tirare avanti vivendo nei quadranti 1 e 3, ma è nel secondo quadrante che le persone hanno successo, maturano e sbocciano».

La spiegazione di Urban è personale, ma è confermata anche dagli studi psicologici sull’argomento. Il problema dei procrastinatori è che − invece di rimanere concentrati sui loro obiettivi a lungo termine − sono tentati a cedere alle gratificazioni immediate, che innescano quella forma di sollievo istantaneo che gli psicologi definiscono “piacere edonico”. Ed è qui che ci viene in mente il parallelismo con la politica nostrana laddove, in assenza di visione, si perseguono obiettivi personali e di breve periodo che gravano come macigni sulla vita di tutti noi, laddove non siamo educati né tantomeno abituati a confrontarci e ad agire in funzione del futuro, ma solo di un immediato presente.

Gli obiettivi importanti (quelli che nella matrice qui sopra occupano il primo e il secondo quadrante) sono più difficili ma a lungo andare portano una sensazione di benessere e soddisfazione più durevole, che gli psicologi chiamano “piacere eudemonico”. Il dubbio che la capacità e la volontà di scegliere una posizione piuttosto che un’altra possa condizionare il futuro di un Paese è lecita. Fino ad oggi siamo molto carenti  e l’auspicio è che si inizi ad intraprendere un nuovo percorso, forse più complesso, ma che ci permetta finalmente di guardare lontano.

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PNR