di Pocah

Las Vegas, 1 ottobre 2017, Stephen Paddock ha sparato sulla folla da una finestra della sua stanza d’albergo, dove poi è stato trovato suicida in compagnia di 23 armi da fuoco. Chi era ? A detta di tutti una persona tranquilla, benestante, con il vizio del gioco.

Poi si scopre che suo padre, persona all’apparenza irreprensibile era in realtà un rapinatore seriale di banche. Quando gli agenti dell’FBI hanno fatto irruzione nella casa dei suoi genitori, era presente. Aveva sette anni e non lo ha più rivisto.

Si tratta del più grave episodio di mass shooting verificatosi negli USA. Qui trovate una triste infografica con il bilancio di morti e feriti in sparatorie di massa degli ultimi tre anni. Solo nel 2017: 273 sparatorie, 1,593 feriti e 346 morti. Ulteriori macabri dettagli sono disponibili sul sito della non profit Gun Violence Archive.

Cosa spinge un individuo a compiere simili atti di violenza? Probabilmente un mix di storia personale e ambiente sociale e talvolta di patologie.

Philip Zimbardo, psicologo di fama internazionale, professore emerito della Stanford University, ha passato una vita a studiare l’origine del male e l’Effetto Lucifero.

Con i suoi esperimenti, celebre quello della Prigione di Stanford, ha dimostrato che persone insospettabili sono, se poste in situazioni particolari, capaci di atti di irrazionale ed incredibile efferatezza. La violenza sprigionata dai soggetti coinvolti nei suoi esperimenti in alcuni casi è stata tale da costringerlo ad interromperli.

Ma allora, siamo tutti dei potenziali Luciferi?

Le statistiche ci dicono che i mass shooter sono quasi tutti maschi, spesso vittime di disturbi della personalità, a volte isolati socialmente, con famiglie disastrate alle spalle, vittime di violenze psicologiche e fisiche tra le mura domestiche. E che la loro età media è 31 anni.

I dati sono drammatici, e non illudiamoci che il fenomeno sia limitato agli USA.

Stiamo allevando dei mass shooters o dei cittadini?

Questa società globale sembra essere tutta una congiura contro gli adolescenti. Secondo Zimbardo, soprattutto contro i maschi. Rispetto alle ragazze patiscono di più l’ansia da prestazione a scuola, al lavoro, le responsabilità familiari, persino il sesso, con il rischio di sviluppare manifestazioni eccessive che vanno dal bullismo all’autoisolamento.

E arriviamo alla famiglia. Oltre all’evoluzione della figura materna, non piu solo angelo del focolare, incide anche l’indebolimento della figura paterna e quindi del  suo ruolo di “contenimento” soprattutto durante l’adolescenza. In media le statistiche dicono che i ragazzi interagiscono con i padri appena 30 minuti a settimana, mentre passano 44 ore davanti ad uno schermo.

Per non parlare dei genitori violenti, dei padri assenti, e delle mamme sovraccariche di responsabilità che perdono la testa.

Quali i rimedi possibili per prevenire e alleviare disagi che rischiano di trasformarsi in tragedie? Zimbardo richiama le responsabilità della famiglia, della scuola e delle istituzioni pubbliche. Occorre, ad esempio, arginare il calo evidente degli insegnanti maschi nelle scuole rendendo la professione dell’insegnamento più attraente dal punto di vista remunerativo, in modo da offrire ai ragazzi un mentore che supplisca alla défaillance paterna e in generale agli eventuali limiti socio-culturali dell’ambiente familiare. E’ necessario favorire un uso maggiormente consapevole del digitale.

Ma soprattutto dovremmo riflettere sul ruolo genitoriale del terzo millennio.

Oggi Zimbardo lavora attivamente per l’Heroic Imagination Project, non-profit incentrata sulla psicologia dell’eroismo: “Cosa porta alcune persone a perpetrare costantemente il male mentre altre agiscono eroicamente in difesa dei bisognosi?”

Il suo obiettivo ? Creare un nuova generazione di supereroi, capaci di piccoli gesti socio-centrici quotidiani che possano ispirare gli altri. Si tratta di un metodo educativo che coinvolge anche gli insegnanti. Si cerca di stimolare azioni e abbattere pregiudizi e discriminazioni, tradurre le buone intenzioni in azioni, allenando i ragazzi a trasformare l’ostacolo in una sfida al suo superamento, agendo per primi, come i supereroi.

Abbiamo aperto con i tristi fatti di Las Vegas e siamo arrivati all’educazione. Chiudo ricordando un curioso articolo che mi è capitato di leggere su un blog in cui l’autore sintetizzava cosi i consigli di alcuni esperti di parenting e – guarda caso – di un un negoziatore dell’FBI su come interagire con ragazzi “fuori controllo”:

  • Ascoltiamoli con la massima attenzione: Tutti hanno bisogno di sentirsi compresi. L’errore più grande è pensare che per i ragazzi sia diverso.
  • Riconosciamo il loro stato d’animo: Parafrasiamo quello che ci dicono. Non diciamo semplicemente “Ho capito”, dimostramelo.
  • Diamo un  nome alle loro emozioni:“Mi sembra di capire che tu non sia d’accordo”. Allenta la pressione.
  • Poniamo delle domande:Vogliamo risolvere un loro bisogno emozionale, non entrare in un dibattito logico.

Non sempre abbiamo il tempo e la pazienza di farlo, non è facile. Ma l’ascolto e l’attenzione alle emozioni dei nostri ragazzi possono fare la differenza tra un mass shooter ed un superhero e aiutarli a diventare dei buoni cittadini del mondo.

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PNR