Ammettiamolo, oramai la scappatella di qualche ora al mare la domenica è diventata una questione di sopraffina strategia militare. Sveglia – almeno la tua – all’alba. Giro di messaggi su WhatsApp per accertarsi che la truppa votata alla missione mare non si stia rigirando dall’altra parte del letto. Preparazione meticolosa dell’equipaggiamento: crema, maschera, telo, Settimana Enigmistica. Praticamente pronti. Ah no. Il Sustenyum. Perché la traversata Roma-Ostia può essere più impegnativa dello sbarco in Normandia.

Dopo qualche ora di fila sulla Via Salaria, sull’Aurelia, sulla Cristoforo Colombo e sulla Via del Mare, si scorge l’orizzonte il mare ed è questo il momento di serrare i ranghi e preparare l’artiglieria. Per parcheggiare la macchina servirebbe il supporto delle squadre speciali dal momento che la strada è diventata ostaggio dei Beach Bus, enormi pullman che caricano e scaricano persone da ogni dove. Ma ecco che lì c’è uno spazietto, se riesci ad uscire dal tettuccio della macchina senza dover aprire gli sportelli magari ci entriamo. Figurati che non riesco ad arrampicarmi sul tettuccio della macchina con la borsa frigo, una volta sono riuscita a guardare i primi dieci minuti di Full Metal Jacket senza farmela sotto.

Uno può pensare che il più sia fatto, non resta che arrivare alla spiaggia stendere il telo, fissare l’ombrellone, spalmarsi la crema, fare lo slalom fra gli ambulanti e attendere le sette di sera per rifare tutto al contrario. In realtà no. Perché nonostante siano le 8.27 di domenica mattina, la spiaggia è praticamente inagibile. Davanti ai miei occhi centinaia di essere umani sono già arenati sotto gli ombrelloni, mentre l’anarchia regna sovrana, il sovraffollamento è un colpo al cuore e nemmeno le regole minime di decoro paiono venir rispettate.

Come risolvere l’accesso selvaggio agli arenili? Come contingentare la presenza dei bagnanti sulle spiagge? Con le spiagge libere a numero chiuso. Non è un ossimoro. Si potrebbero applicare delle tariffe “democratiche” o imitare quei contesti che presentano valori paesaggistici e ambientali di rilievo e che sono accessibili solo tramite ticket. In Liguria ci hanno già pensato: un numero sempre maggiore di amministratori pubblici ha proposto di introdurre un biglietto democratico, i cui introiti andrebbero a sostenere le spese per la pulizia e la gestione della spiaggia libera.

Mentre mi dispero sotto il sole cocente mi rendo conto di quanto possa essere delicato il tema, perché da un lato la legge garantisce l’accesso libero anche alle spiagge gestite da stabilimenti balneari attraverso concessioni demaniali; ma dall’altro è vero che per le spiagge non oggetto di concessione esistono problemi di sovraffollamento, inquinamento, parcheggio selvaggio e sicurezza dei bagnanti che devono essere monitorati da un povero bagnino accaldato seduto su un trespolo di fortuna mentre fa il bagno un numero imprecisato di persone – a naso qualcosa tra i 150 e il milione e mezzo di individui.

Dopotutto non esiste un bene che non sia normato e ciò deve valere anche per le spiagge. Che si stabilisca un numero massimo di persone ammesse al metro quadro e siano date delle direttive per potersi godere una domenica in relax e senza rischi per la sicurezza.

Nel frattempo faccio dietrofront, rientro in macchina dal tettuccio, suono un paio di volte il clacson perché una macchina in doppia fila mi impedisce la retromarcia, penso “ok basta domenica prossima Netflix”, ma poi ci ripenso “ok domenica prossima in spiaggia alle 7.15, ho solo perso una battaglia, non la guerra”.

Benedetta Fiani

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PNR