Presentiamo oggi l’edizione 2016 dell’Indice Internazionale per i Diritti di Proprietà (IPRI – International Property Rights Index). L’Indice misura il grado di tutela della proprietà fisica ed intellettuale in 128 paesi. E’ uno strumento importante per comparare il grado di tutela della proprietà con la capacità di ciascuna regione di produrre innovazione ed essere competitiva sul mercato globale.
L’IPRI è promosso dalla Property Rights Alliance che raccoglie intorno a se’ organizzazioni e pensatoi che in tutto il mondo sostengono la libera iniziativa e promuovono politiche a favore dell’Innovazione.

L’Indice dimostra che oltre ad una correlazione tra diritti di proprietà ed innovazione, esiste anche un legame con lo sviluppo sostenibile, con l’educazione e la libertà di iniziativa.

Nell’edizione 2016 l’Italia si colloca al 50° posto, guadagnando una posizione rispetto al 2015, ma perdendone 10 rispetto al 2014. Siamo ancora lontani dai paesi che innovano e meglio competono come Svizzera, Svezia, Finlandia, Hong Kong, Lussemburgo, etc. Siamo anche lontani dalla Germania, dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, ma anche dalla Francia.

Perché questo ritardo? Il gap normativo è stato ricucito nonostante il nostro legislatore sia molto lento. L’introduzione del patent box come il miglioramento del quadro normativo dovrebbero portare risultati migliori. Siamo però ancora lontani. Le ragioni sono molteplici:

le regole ci sono ma vengono applicate poco e male. Il livello eccessivo di contraffazione è paradossalmente indice di grande vitalità imprenditoriale sebbene illegale, ma è poco perseguito. La giustizia resta il punto debole del nostro paese anche in fatto di diritti di proprietà, sia civile che penale.

la competizione così come la produzione e il commercio di beni e servizi si è allargata al mercato globale. Qui nonostante gli sforzi della UE o delle agenzie internazionali, c’è molta confusione regolamentare e poca possibilità di tutelare i propri player.

siamo un paese prevalentemente di PMI che faticano a tutelare marchi e brevetti a livello globale. Le grandi multinazionali hanno le competenze e le risorse per farlo, le nostre PMI no.

esiste una forte carenza manageriale che si scontra con il solito freno della burocrazia. Le PMI che dovrebbero immettere sul mercato prodotti unici hanno scarsa attenzione per la valorizzazione e se la maturano si scontrano con la complessità burocratica.

Oltre alle regole quindi, servono politiche chirurgiche che rendano il nostro paese attrattivo quando si tratta di tutelare il prodotto dell’intelletto (certezza della tutela e incentivi), ma servono anche strumenti per accompagnare le nostre imprese all’estero.

La competizione nel mercato globale si vince con l’innovazione e quindi con prodotti e servizi unici che per questa ragione devono essere tutelati.

E’ dal 2007 che Competere presenta in Italia l’Indice.

Per maggiori informazioni consultare il sito http://internationalpropertyrightsindex.org/blog

Per scaricare il 2016 IPRI Executive Summary cliccare qui

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PNR