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Apologia del Trasformismo Parlamentare – Paganini non Ripete 226
Il Partito Democratico vuole impedire il trasformismo parlamentare per legge. Pare una riforma saggia. Non lo è, invece. Proviamo a capirne le ragioni di questa pericolosa riforma

Apologia del Trasformismo Parlamentare 

COSA SUCCEDE   Il Partito Democratico vuole inibire il trasformismo parlamentare, cioè il cambio di gruppo di appartenenza di ciascun rappresentante eletto. Per farlo, all’interno della proposta di riforma dei regolamenti parlamentari di per sé lodevole, il PD ha introdotto una norma per disincentivare il passaggio da un gruppo all’altro dei parlamentari
  • Chi abbandona il gruppo con cui è stato eletto perde qualsiasi diritto di appartenenza ad altro schieramento, compreso il gruppo Misto. Sarebbe un eletto senza gruppo e quindi senza i non trascurabili benefici che quest’apparenza comporta. 

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PERCHÈ È IMPORTANTE?   È una norma pericolosa e liberticida che finisce per illudere e confondere i cittadini. I parlamentari devono avere il diritto di cambiare gruppo di appartenenza in rappresentanza nell’interesse dei cittadini che li hanno votati. Le furbizie e i calcoli personali di alcuni parlamentari (dovessero essere anche tanti) non possono essere impediti per legge bloccando le scelte genuine di altri eletti nell’interesse dei cittadini. Devono essere i cittadini a punire o premiare quella scelta attraverso il voto e quindi una legge elettorale consona. 
IL PARTITO DEMOCRATICO   ha il merito, finalmente, di voler (provare) a riformare i regolamenti parlamentari per rendere più efficiente le attività di Camera e Senato in rappresentanza dei cittadini. È un atto dovuto quanto urgente dopo il successo del referendum e quindi della riforma per la riduzione dei parlamentari a 600. 
NON PROBLEMA   In questo contesto il trasformismo parlamentare non ha alcun rilievo, cioè non causa alcuna frenata delle attività istituzionali. Non è nemmeno un pericolo per la Democrazia parlamentare
Un parlamentare dovrebbe poter essere libero di abbandonare una forza parlamentare che non rappresenta più i cittadini che lo hanno eletto e trovare un’altra collocazione che meglio gli consenta di perseguire gli interessi della comunità. 
POPULISMO RADICAL-CHIC   Il PD ha colto che i numeri sono importanti per conservare l’idea che, una volta compiuta la scelta elettorale, i gruppi parlamentari siano i soli referenti dei confronti nelle Camere. Di conseguenza soffiano sull’emotività e sullo sdegno dei cittadini verso il parlamentarismo
  • La pratica del trasformismo è stata crescente. In tre anni si sono registrati 259 cambi di casacca. 138 Deputati hanno cambiato gruppo per 171 volte. 65 senatori hanno cambiato casacca 88 volte. Un Parlamentare ha cambiato 5 gruppi, mentre 8 lo hanno cambiato tre volte. 
ANTI PARLAMENTARE   Con questa legge il PD pensa di conquistare voti tarpando le ali a chi vorrebbe cambiare gruppo nell’interesse dei cittadini. Chi cambia è un trasformista che tradisce il mandato parlamentare. Ma non è – sempre così. E con questa proposta di legge il PD arreca in pratica un danno al parlamentarismo.
 
IL PROBLEMA   invece, è nel 
  • processo di selezione dei candidati al Parlamento, 
  • e quindi nei processi interni ai partiti
  • e nella legge elettorale
Vi è anche un problema di comunicazione tra candidati, eletti, e cittadini. Così come funzionano oggi processi di selezione, legge elettorale, e responsabilità dei parlamentari eletti (accountability), i cittadini hanno poco o addirittura per nulla controllo dell’operato degli eletti nel proprio collegio
  • Non possono monitorare, o lo potrebbero fare con molta fatica e impegno temporale (in questo i media non aiutano) il comportamento dei propri eletti, e quindi decidere se un’eventuale cambio di gruppo sia stato necessario e benefico. 
INTRODUCENDO PIÙ TRASPARENZA   sarebbero i cittadini a scegliere. Il PD invece, alla ricerca ideologica di una legge perfetta che decida per i cittadini, vuole limitare la libertà di iniziativa politica
In realtà, così facendo, il PD conferisce ancor meno potere agli elettori (attraverso il voto) assegnandone ancora di più ai partiti e ai capo partito che fanno le liste elettorali. Fidelizza ancor di più gli eletti al capo, distogliendoli dal vero obiettivo che non è rappresentare il Partito e i suoi capi, ma i desideri dei cittadini. 
  • Il PD dimostra  di volere un parlamentarismo snaturato in partitocrazia  (allineandosi, una quindicina di anni dopo, alla proposta di Berlusconi di far votare solo i capigruppo, dando a ciascuno di loro tanti voi quanto erano i deputati del rispettivo gruppo).
COSA FARE?   Il Partito Democratico dovrebbe impegnarsi a sbloccare le liste in una nuova legge elettorale (o collegi uninominali o proporzionale con preferenze), spingere per un voto sui progetti alternativi più che sui simboli, favorire la trasparenza circa i comportamenti politici, avvicinare gli eletti ai propri colleghi, e stimolare il potere decisionale (e quindi l’interesse) dei cittadini. In altre parole, si dovrebbe preoccupare di come riattivare la partecipazione civile, non l’ubbidienza agli ordini di partito. Ed anche capire che la scarsa affluenza al voto è sintomatica di tutto questo impegno a sminuire il parlamentarismo. 

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PNR