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Il Virus Cinese – Affari Italiani – Pietro Paganini

 
Affari Italiani mi ha intervistato. Affari Italiani è la piattaforma di notizie più seguita in Italia. Con il giornalista Mirko Croccoli abbiamo fatto una chiacchierata molto ampia ma piacevole sui temi di politica economica più importanti del momento. Abbiamo discusso anche di Geopolitica
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Il Virus Cinese

D. Professore. È di questi giorni l’ok del Parlamento Europeo alla sospensione dei brevetti sui vaccini per accelerare la somministrazione delle dosi nei Paesi più poveri. A stretto giro però è arrivato anche il commento del presidente del Consiglio Ue Charles Michel che ha sottolineato come la sospensione non sarebbe una panacea per il problema. È davvero così? Quanto può essere funzionale sospendere i brevetti per velocizzare la vaccinazione del mondo?

R. Il Parlamento ha votato una risoluzione inutile, che serve solo a mettere in imbarazzo la Commissione UE che di sospendere i brevetti, infatti, non ci pensa lontanamente. È il solito voto emotivo, di politici che inseguono sogni e utopie invece di attenersi ai fatti e lavorare per trovare soluzioni concrete che migliorino la vitta dei cittadini del pianeta, invece di illuderci con le favole. La sospensione dei vaccini non risolve il problema. La proposta di Biden era geopolitica: rispondere alla Cina che sta regalando vaccini a molti paesi in via di sviluppo, anche ai confini dell’Europa, come l’Algeria.

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Ma era anche una mossa furba: obbligare chi accede al brevetto (Pfizer, quindi USA) a rivolgersi all’industria americana per avere il knowhow necessario. Infatti, con i brevetti in mano non ci si fa nulla se non si sa produrre e distribuire in modo adeguato. Uso l’esempio del risotto della mia mamma, il migliore al mondo. La ricetta è nota, condivisa, ma nessuno riesce a emulare mamma. Così per farmaci, terapie e vaccini. Non basta la formula segreta, serve la capacità produttiva e distributiva. Va poi detto, che il brevetto non interessa ai paesi così detti poveri, ma a quelli, come Cina e India, o il Sud Africa, che vogliono produrre e vendere loro i vaccini ai paesi in via di sviluppo. Ma spesso, come è successo, non sono capaci di fare farmaci e così in Africa, per esempio, arrivano farmaci scaduti o mal prodotti. Con conseguenze tremende. Esiste il programma Covax, si investa in quello, e parallelamente, se si vogliono aiutare i paesi in difficoltà, gli si fornisca il capitale e il know-how per far sì che sviluppino la loro industria farmaceutica. 

D. A un anno e mezzo dall’arrivo della pandemia in Europa, non c’è ancora certezza sull’origine del Covid19. Che idea si è fatto? Sapremo mai la verità? La Cina non dovrebbe ammettere le sue gravi responsabilità davanti al mondo intero?   

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R. L’assenza di trasparenza è la conferma che l’ipotesi più valida resta quella dell’incidente al laboratorio di Wuhan. Se fosse vera, non sapremo mai la verità. Immaginate le razioni. Per un anno, compresi molti virologi e sedicenti uomini e donne di scienza italiani, ci è stato detto che quella del laboratorio è cospirazione mentre quella del pipistrello, o meglio del passaggio naturale, è la verità. Ma non ci è stata portata alcuna prova, nessun pipistrello con il covid-19. Mentre sappiamo che in quel laboratorio si potenziavano i coronavirus (gain of function), pratica molto pericolosa, perché dalle conseguenze sconosciute, in condizioni di sicurezza scarse.

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Ora, alcuni virologi, fanno il salto della quaglia, riconoscendo che forse il virus è uscito dal laboratorio per sbaglio, ma non è colpa della scienza. Meglio tardi che mai. Certamente non è colpa della scienza, ma come ho scritto la scienza necessità di regole soprattutto quando si lavora in condizioni che potrebbero generare conseguenze incontrollabili dall’uomo. Paradossalmente sarei più preoccupato se la trasmissione fosse stata naturale, perché vuole dire che potrebbe succedere continuamente. Il laboratorio è un errore umano che implica una riflessione sul ruolo della scienza e degli scienziati. Certa ricerca non va fatta finché non si è in grado di controllarne le conseguenze. Errore che potrebbe avere responsabilità, se non si è operato, come pare dai report USA, in condizioni di adeguata sicurezza. Da maggio con il mio think tank chiediamo al governo italiano di ottenere chiarezza dal governo cinese, dall’OMS, ma anche da USA e Francia che finanziavano la ricerca. 

D. Con l’arrivo di Draghi alla presidenza del Consiglio come è cambiato il posizionamento dell’Italia a livello negoziale in Europa? Stiamo guadagnando terreno rispetto ai nostri competitor internazionali? E’ cambiato il passo almeno per ciò che concerne la credibilità? 

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R. Pare che Draghi si stia divertendo e prendendo gusto con questo incarico. Io sono sempre all’opposizione, da buon liberale. Sempre costruttivi per aiutare in modo critico chi governa. L’opposizione è più importante della maggioranza, perché ha il privilegio di criticare. Ma è difficile proporre a Draghi perché sta facendo molto bene, soprattutto in politica estera, prendendo posizioni inusualmente forti per la diplomazia italiana. Alla Farnesina gli chiedevano di ritrattare su Erdogan, e non lo ha fatto. Ha mandato un chiaro messaggio alla Cina. Ha rimesso l’Italia al centro dell’Atlantico. E in politica economica lo ascoltano. Parla, propone. Rispetto ai predecessori è altra pasta. Mi auguro possa restare almeno due anni, e portare avanti le riforme paventate, a cominciare da quella fiscale, che è fondamentale. 

D. La pandemia sta cambiando gli equilibri tra le grandi potenze. Stiamo entrando in una nuova Guerra Fredda? Usa – Russia e Cina non fanno ben sperare.

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R. Come ho detto il virus è un incidente che sia per il morso di un pipistrello o per una fuga dal laboratorio. Ma è evidente che la Cina ne ha approfittato. Implicitamente la mancanza di tempestività e l’assenza di trasparenza hanno favorito la diffusione del virus. Di questo Pechino e OMS sono responsabili. La Cina opera nel contesto mondiale in modo scorretto, infrangendo qualsiasi regola. Non vogliono colonizzare il mondo, ma vogliono prendersi le sue risorse sia per consumarle sia per vendergli i suoi prodotti. La Cina ha bisogno di un mercato enorme per sopravvivere. Lo aveva trovato in Italia e in paesi in difficoltà: ti tengo in vita per venderti prodotti scarsi a poco prezzo che mi consentano di crescere come potenza.

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Trump lo aveva capito ma ha usato i mezzi sbagliati, andando alla guerra commerciale da solo. Biden persegue le stesse politiche del predecessore, ma con una strategia più intelligente, cioè coinvolgendo i partner in un tanti contro uno. Ha convinto il G7 e ora ci prova persino con la Russia. L’Europa, non solo l’Italia, deve allearsi agli USA ma non come protagonista. L’Europa deve dire chiaro all’America: siamo con te contro Pechino, ma siano contro di te quando cerchi di fare il furbo spiandoci, portandoci via le aziende, e considerandoci, al pari di ciò che fa la Cina, un mercato a cui vendere per sopravvivere. Io vorrei un’Europa prima potenza mondiale e un’Italia protagonista. 

D. Professore, torniamo ai vaccini. AstraZeneca sì AstraZeneca no. Johnson & Johnson anch’esso fa discutere. Cosa sta succedendo? Non si è corsi un po’ troppo con questi vaccini a vettore virali? Poca sperimentazione? 

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R.  Come per i brevetti. Si va per sentito dire e per scelte emotive. Purtroppo, e questo va accettato, stiamo agendo nel buio in una situazione di emergenza. Ma dobbiamo cancellare le scelte emotive. Dobbiamo compiere scelte razionali sulla base dei fatti della scienza. Abbiamo dato AZ ai giovani (compreso me) per poi dirgli che è pericoloso e lo si sostituisce con un cocktail mai sperimentato. Sul binomio AZ/Pfizer ci sono 4 studi, solo uno pubblicato. All’Aifa si sono presi una bella responsabilità, un salto nel buio, una scelta di pancia. Questo atteggiamento mi preoccupa, perché introduce dei pericolosi precedenti. 

D. Variante Indiana a parte che, si spera, rimanga confinata a pochi casi lei si è fatto un’idea di quando saremo fuori definitivamente da questo incubo?

R. Quando il virus sarà endemico, e quindi parte innocua delle nostre vite. Per questo serve tempo, serve adattamento, nel senso evoluzionistico. I vaccini, di cui conosciamo ancora poco, almeno per gli effetti collaterali, ci sono di grande aiuto nel velocizzare e facilitare questo adattamento che in altri tempi sarebbe costato molte più vite. In un anno, grazie alla scienza e alla capacità di fare innovazione, l’umanità ha prodotto terapie e cure innovative che hanno salvato e salveranno milioni di persone rispetto ad un virus la cui dinamica evolutiva, lo vediamo con l’aggressività delle varianti, è molto originale. In questa fase, dobbiamo resistere, non dimenticarci che siamo ancora in pandemia, che ci sono paesi dove il virus sta facendo danni. Non dobbiamo insomma, dimenticare quelle accortezze fondamentali che abbiamo imparato: prudenza, mantenere il distanziamento ove necessario (luoghi chiusi soprattutto), e disinfettarsi ogni volta possibile. 

D. Tema immigrazione. Molto delicato. A suo giudizio come vede la situazione nel tratto marittimo Libia-Sicilia? Il nostro Paese dovrebbe forse imporsi maggiormente nelle opportuni sedi europee?  

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R.  Il nostro paese avrebbe dovuto imporsi da molto tempo in Libia. Il problema nasce lì e va risolto lì. Ci siamo fatti, come spesso nel corso della nostra storia, mettere i piedi in testa dalla qualunque. La Libia è strategica per noi e la dobbiamo controllare, non ci sono mezze misure né dobbiamo fare i politicamente corretti. La sicurezza del nostro paese e il controllo dei flussi migratori che significa il rispetto della vita e della dignità degli individui (i migranti ndr) si ottengono anche con il controllo della Libia che per l’Italia deve essere una priorità geopolitica. Invece, come al solito, la nostra diplomazia tira a campare, per non scontentare nessuno, ma soprattutto, per accontentare se stessi. L’unico sconfitto è il nostro paese, come Stato, come insieme di cittadini. Abbiamo tutto l’interesse ad entrare in Africa, che è una risorsa straordinaria di cui dobbiamo favorire lo sviluppo e il processo di democratizzazione, complesso, lento, ma non impossibile. 

D. In conclusione. Siamo oggi in grado di prevedere dopo il lungo lockdown i tempi di crescita socio-economica a corto, medio e lungo raggio per l’Italia? 

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R. Paradossalmente, provocatoriamente, la pandemia può essere un’opportunità per l’Italia. Vi siamo entrati con la crescita zero, e un paese moralmente e intellettualmente a pezzi, bisognoso di riforme impossibili. Possiamo uscire con prospettive di crescita, possibili riforme, e un morale ben più motivato. Il rimbalzo ci sarà, è automatico. Per farlo durare occorre investire sia le risorse con le quali ci sitiamo indebitando, sia le riforme necessarie per rendere la nostra economia ma anche la società più in generale, dinamica e proattiva. Le solite riforme sono urgenti e necessarie per far si che la corsa continui. Senza, sarà un semplice rimbalzo, un’illusione. Con le riforme si creano le condizioni perché l’Italia produca e esporti innovazione, attiri investimenti e risorse/capitale umano. Ma tutti i paesi, cominciando da quelli europei, avranno queste nostre stesse opportunità, e non se le faranno perdere. Il vantaggio è che oggi c’è un capitano alla guida che sa dove andare. Pochi al mondo godono di questa fortuna. La domanda finale è semplice: quanto vi starà al comando? 

Il Virus Cinese – Affari Italiani – Pietro Paganini

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PNR