di Pocah

Ricordiamo tutti quella canzone degli anni ‘60 che faceva cosi:

“Con le pinne, fucile ed occhiali
Quando il mare è una tavola blu
Sotto un cielo di mille colori
Ci tuffiamo con la testa all’ingiù!”

Oggi, 60 anni dopo, tuffandoci “all’ingiù” sotto questa tavola non più tanto blu che cosa troviamo invece di pesciolini  colorati e stelle marine? Plastica. E in superficie ? Tanti, troppi cafonauti che trattano il mare come una discarica.

Ogni anno nel mondo vengono prodotte oltre 300 milioni di tonnellate di plastica che si stima diventeranno 400 nel 2050. Secondo alcune ricerche, oltre il 10% di plastica prodotta viene gettato in mare, degradandosi con il tempo in frammenti sempre più piccoli, fino a diventare addirittura invisibili ad occhio nudo. Si parla a questo punto di “microplastiche”.

Il nostro mare, anzi l’intero ecosistema marino sta soffocando a causa della plastica, che proprio negli anni 60 ha conosciuto il suo boom. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature conferma che nel Mediterraneo sono state rilevate concentrazione di microplastiche tra le più alte al mondo. Ad esempio nel vortice subtropicale del Pacifico settentrionale nel 1999 sono stati stimati circa 335.000 frammenti di plastica per chilometro quadrato, mentre nel Mediterraneo si parla di una media di circa 1,25 milioni. Quasi 4 volte tanto. Una vera e propria “zuppa di plastica”, come l’hanno definita i ricercatori, che invade l’ecosistema marino ed entra nella catena alimentare, fino ad arrivare sulle nostre tavole.

Ognuno di noi può e deve fare qualcosa per difendere il mare, bastano piccoli semplici gesti, anche in vacanza.

Qualche esempio? Ripercorriamo insieme la nostra prima giornata al mare:

“Arrivati a destinazione e disfatta la valigia prendiamo nota di tutto quello che ci manca (1) facciamo un salto al supermercato (2) e poi finalmente ci prepariamo a scendere in spiaggia. Accaldati sentiamo il bisogno di idratarci  quindi ordiniamo una bella bibita fresca da sorbire con la cannuccia (3). Poi affittiamo un gommone e andiamo a farci una bella nuotata in qualche caletta isolata (4), sperando di trovarne una non infestata da cafonauti e loro chiassosi equipaggi. Pranzo al sacco (5), cercando di stare leggeri per poterci permettere un aperitivo ed una cenetta in riva al mare.

  1. Cerchiamo di consumare in modo responsabile. Compriamo prodotti biodegradabili. La plastica si nasconde sotto forma di microsferein molti prodotti che usiamo per la nostra igiene personale e nei cosmetici e si disperde nel mare ogni volta che ci laviamo.
  2. Riutilizziamo più volte la shopping bag.
  3. Cerchiamo di limitare l’uso di bottiglie e stoviglie di plastica e rinunciamo alle cannucce. Sembrerà irrilevante, ma non lo è. Solo negli USA si stima che vengano gettate via 500 milioni di cannucce di plastica al giorno. Moltissime di queste finiscono in mare, pare che siano tra i rifiuti plastici più raccolti sulle spiagge.
  4. Rispettiamo l’equilibrio dell’ambiente marino e la biodiversità. Lasciamo le conchiglie e le stelle marine dove si trovano e portiamo via solo i rifiuti, anche quelli degli altri, quando li troviamo. Una busta di plastica che galleggia in mare può essere fatale per un pesce.
  5. Gettiamo via i rifiuti in modo responsabile. Le bottiglie di plastica impiegano 450 anni a decomporsi. Praticamente restano in mare per sempre, come dimostra la fotografa Eleanor Ryder in questo lavoro dal titolo The Forever Project.
  6. Se vediamo un cafonauta entrare in una grotta marina a motore acceso, o peggio in una riserva marina, lavare il suo bucato in mare o liberarsi dei suoi rifiuti al largo manteniamo la calma e cerchiamo di farlo ragionare, anche se sarà dura. Spieghiamogli che il mare è il polmone blu della Terra, produce circa il 50% dell’ossigeno e assorbe 1/3 dell’anidride carbonica, ma solo quando è in buona salute. E che per continuare a goderselo sul suo cafonissimo motoscafo dovrebbe imparare a rispettarlo.
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PNR