Navigando sul web si scopre che più di 102mila strutture ricettive offrono il wi-fi gratuito. Un dato che è di per sé basterebbe a far pensare che dopo anni di affannosa rincorsa innovativa, il turismo italiano abbia finalmente voltato pagina. Se calcoliamo che gli alberghi lungo l’intera penisola, sono 35mila, significa che anche il più spartano dei bed and breakfast ormai offre ai clienti un collegamento con la rete. Che sia gratuito, alla fine importa poco perché il punto è un altro: se internet è diventata una commodity per i grandi e piccoli tour verrebbe da dire che ci siamo, che il settore ha finalmente recuperato e si è messo al passo con la (spietata) concorrenza internazionale.

Meraviglioso. Peccato che le cose non stiano esattamente così. Sul fronte del puro e semplice utilizzo del web e dei social media sono stati fatti passi da gigante. Il fatto è che non ci si può limitare ad avere un sito internet, ad aprire una pagina Facebook o a garantire il wi-fi. Non è una trasformazione abbastanza radicale. Non è una mutazione del DNA.

Per continuare ad essere protagonisti di un business in costante crescita – attualmente un miliardo di persone fa almeno un viaggio internazionale all’anno, nel 2035 saranno due miliardinon sono più sufficienti il sole e il mare, e nemmeno i 51 siti riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO o i 718 prodotti a denominazione protetta. L’esplosione delle online travel agencies ha reso immediatamente comparabili per chiunque offerte, prezzi, servizi. Gli hotel, gli agriturismi, i campeggi a conduzione familiare devono scendere a patti con un futuro che corre verso il digitale.

Il turismo è forse il settore dove le tecnologie digitali hanno avuto un maggiore impatto soprattutto perché i primi ad essere profondamente cambiati sono i turisti. Chiedete ai vostri amici, in procinto di lasciare la calura cittadina per qualche esotico posto dove trascorrere le ferie: la maggior parte vi dirà di essersi fatto un’idea di dove andare tramite e grazie ad internet, e di aver usato i motori di ricerca come fonte principale per la pianificazione delle vacanze.

Ecco che si torna al punto di partenza: non basta avere un sito internet, bisogna decidere cosa e come comunicare via internet. Pensateci bene. Innanzitutto occorre farsi trovare da vicino e da lontano. Poi bisogna catturare l’attenzione del potenziale cliente. E infine la parte più importante: convincerlo a prenotare. È il campionato del mondo delle vacanze, giocato a colpi di clic.

Il sistema turistico italiano deve recuperare un forte gap di cultura digitale, e non è certo una questione di costi dal momento che il ritorno degli investimenti in hi-tech è garantito e misurabile. Inoltre, il nuovo paradigma del turismo digitale è molto semplice: la chiave è mettere al centro il turista stesso. Il cliente va coinvolto prima, durante e dopo, deve sentirsi sceneggiatore della propria vacanza. Non deve ricevere l’offerta, ma generarla, secondo i suoi gusti e i suoi interessi. Potenza di internet e dintorni, si chiama valore aggiunto.

Benedetta Fiani

 

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