12 ottobre 1492: il mondo, come lo conosciamo ora, ha avuto inizio quel giorno

di Lucrezia Vaccarella

Della vita di Cristoforo Colombo si riportano, in genere, pochi tratti salienti.

Così, da che ho memoria, ho appreso che, dopo essersi rivolto inutilmente ad altri regnanti, ha ottenuto il sostegno finanziario alla spedizione dalla Regina Isabella di Spagna. Era certo, ma aveva sbagliato i calcoli, di poter raggiungere le Indie. Ho imparato che, dopo due mesi di navigazione, quando ormai lo sconforto sembrava aver sopraffatto gli equipaggi, quella notte si è levato il famoso grido “Terra Terra”.

Mi hanno insegnato che quella data, il 12 ottobre 1492, ha segnato la fine del medioevo dando inizio all’era moderna. Il mondo, come lo conosciamo, ha avuto inizio quello stesso giorno. 

Cristoforo Colombo non ha mai saputo di aver scoperto il nuovo mondo e, incredibilmente, pochi anni dopo, è morto a Valladolid, povero e screditato.

Ma grazie alla sua impresa la Spagna dell’epoca è diventata una delle nazioni più potenti al mondo e la Chiesa cattolica ha fatto opera di proselitismo (coatto), con la “conversione” delle popolazioni indigene alla fede cristiana.

Dopo la sua morte, e solo allora, al navigatore genovese sono stati tributati onori e fama. Fino a quando Los Angeles, nei giorni scorsi, ha deciso di abolire la festa nazionale dedicata a Cristoforo Colombo, il Columbus Day, e di istituire, al suo posto, una giornata per commemorare «le popolazioni indigene, aborigene e native» vittime, stando a quanto affermano i sostenitori  dell’iniziativa, del genocidio commesso dal navigatore genovese.

Ho letto che, nei sobborghi di New York, una statua dell’esploratore è stata decapitata mentre il Sindaco Bill De Blasio, ha inserito il monumento dedicatogli in Central Park tra quelli prossimi alla rimozione. Da un giorno all’altro gli americani sembrano voler condannare Colombo alla damnatio memoriae, rimuovendone le effigi e relegandone la rilevanza storica a quella di un genocida, al pari di altri efferati personaggi che la storia ci ha regalato.

Trovo che quest’atteggiamento, inutilmente oltraggioso, riveli, e non per la prima volta, l’ipocrisia del popolo americano, o, almeno, di buona parte di esso.

Voglio riportare i passi di una lettera scritta da Colombo al Tesoriere Reale il 14 marzo 1493, al rientro dalla spedizione perché si sappia quali miserabili e sanguinosi istinti animassero il suo animo.

Riferendosi ai nativi egli rivela che “ ..mancano di armi, che a loro sono quasi ignote, né a queste sono adatti, non per deformità di corpo, che anzi sono molto ben formati, ma perché timidi e paurosi…quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto semplici e di buona fede e liberalissimi di tutto ciò che posseggono … professano grande amore verso tutti, per oggetti dappoco ne danno altri gran valore, paghi di ogni piccola cosa o anche di niente, io stesso proibii di dar loro oggetti piccoli e di niun valore .. il che vietai perché era certamente iniquo … Non sono affatto idolatri, anzi credono fermamente che ogni forza, ogni potenza, ogni bene sia in cielo … Si facciano processioni, si celebrino feste solenni. Esulti Cristo in cielo ed in terra perché volle che fossero salvate le anime di tanti popoli …”

Non sono parole di un genocida massacratore d’innocenti, al contrario, leggendole, non mi riesce difficile comprendere la triste sorte serbatagli dalla Corona di Spagna.

Ma sarebbe ingenuo attendersi da un europeo dell’epoca, soggetto ai Reali di Spagna ed al potere della Chiesa Cattolica, una condotta scevra da compromessi e soprusi. Conosciamo sin troppo bene l’efferatezza dei colonizzatori, spagnoli, portoghesi, inglesi od olandesi che fossero.

All’epoca non era neppure vagheggiato il principio di autodeterminazione dei popoli enunciato nella Carta Atlantica del 1941 e ribadito nella Carta delle Nazioni Unite del 26 giugno 1945.

Mi domando se gli americani,  odierni detrattori di Colombo, hanno memoria di un altro 11 settembre, quello del 1973, quando , nel pieno vigore di tale principio, hanno organizzato il colpo di Stato che ha rovesciato il governo legittimo del Cile e assassinato il suo leader, Salvador Allende, insediando al potere la dittatura militare di Pinochet di cui ben note sono le nefandezze e i massacri.

E chiedo loro di rammentare l’altra crociata anticomunista, ingaggiata in Vietnam, conclusasi con la sonora sconfitta e l’abbandono dei sud vietnamiti alla vendetta dei Kmer rossi,

Quanto collide con il principio di autodeterminazione dei popoli la recente “esportazione di democrazia” in Afghanistan ed in Iraq, cui gli Stati Uniti hanno imputato, rispettivamente, la responsabilità  per gli attacchi dell’ 11 settembre 2001 e l’inesistente possesso di armi chimiche. Mi chiedo quante colpe avesse la popolazione civile sulla quale sono caduti i droni e le bombe “intelligenti“.

Non è antiamericanismo il mio, al contrario ringrazio ogni giorno il sacrificio delle migliaia di soldati americani che hanno combattuto per liberare l’Europa dal giogo nazista. Tuttavia, piaccia o meno agli americani, credo che la scoperta di Colombo abbia segnato l’inizio della loro storia e fors’anche dello spirito d’indipendenza che li ha affrancati dalla tracotanza del colonialismo europeo.  Ed è pensando a quello spirito ed alle tredici stelle originarie sulla bandiera che li invito a non emulare i talebani, lasciando intonse le statue, silenziosi testimoni della storia, la loro storia.

Invece mi piace pensare a Colombo, nella solitudine dei suoi ultimi giorni, mentre pronuncia le parole, scritte per lui da Fabrizio De André. “Per un triste Re cattolico – dice – ho inventato un Regno,  e lui lo ha massacrato su di una croce di legno” .

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PNR