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Gli Oligarchi de Noantri – Paganini non Ripete 264 – Pietro Paganini
Le prossime elezioni politiche sono un’occasione persa per migliorare i processi democratici. Comportandosi come degli oligarchi i capi dei partiti scelgono i clientes che dobbiamo votare. Hanno fatto di tutto per non migliorare la legge elettorale, annacquando la riforma – maldigerita – che ha ridotto il numero dei parlamentari. Che cosa li differenzia dai veri oligarchi? L’Italia resta una Democrazia immatura
 
CHE COSA POTEVA SUCCEDERE?   Le prossime elezioni politiche avrebbero potuto essere un’occasione per migliorare, finalmente, il meccanismo del processo democratico. Così non sarà. 

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PERCHÈ È IMPORTANTE?   La legge elettorale con cui si continua a votare infatti, è progettata affinché il cittadino non possa scegliere chi rappresenterà i suoi interessi (se mai lo farà), ma subisca il volere di un gruppo ristretto di soggetti che in un modo o nell’altro, chi attraverso congressi sempre più farlocchi, chi attraverso il benestare dei media e delle élite economiche) si ritrovano a comandare partiti e movimenti politici. 

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GLI OLIGARCHI D’ITALIA   Esattamente come con i principi di una volta. Più precisamente come nelle oligarchie. 
  • La differenza è che gli oligarchi seri non si nascondono dietro il vessillo della Democrazia, ma anzi la osteggiano (come in Russia), o la reinterpretano (come provano a fare in Cina). I nostri si sentono più furbi e superiori. 
  • Pretendono di essere Democratici, ma ignorano ed evitano le dinamiche della Democrazia. 
I veri putiniani d’Italia sono loro: andrebbero iscritti nella lista delle minacce per la stabilità del paese. Il pericolo che incombe non è rappresentato dalle interferenza del Governo russo, ma dalla dilagante manipolazione  della Democrazia perpetrata dalla nostra élite politica e mediatica. 

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L’Italia resta ben lontana dall’essere una Democrazia matura che promuove la partecipazione e il parlamentarismo. Per le fanfare dei partiti e dei media siamo un baluardo della Democrazia. Tanto che la vogliamo esportare e imporre seguendo la tragica megalomania USA. 
 
AUMENTARE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI   Non riuscendo a candidare tutti i clientes nelle posizioni che garantiscono un’elezione sicura, se la sono presa con ironica ipocrisia con l’unica riforma seria conquistata dai cittadini durante la scorsa legislatura per migliorare i processi democratici: la riduzione dei parlamentari
  • Così hanno lasciato intatta la legge elettorale per continuare a garantirsi il controllo dei seggi. Voteremo meno rappresentanti ma in collegi disegnati per il vecchio sistema. Un’aberrazione su cui i media e i giuristi del regime oligarchico sorvolano come se nulla fosse. 

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PUTINIANI DE NOANTRI   Che differenza c’è tra i nostri oligarchi e quelli d una non Democrazia dichiarata? Nulla. I non democratici autentici ci avrebbero risparmiato la manfrina della formazione delle liste e la sfilata di candidati. Ci avrebbero presentato un simbolo da scegliere e poi si sarebbero portati in parlamento i più fedeli e fidati, per poi cambiarli all’occorrenza. Qui siamo invece, manipolati a scegliere candidati a noi sconosciuti ed estranei. 

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COSA POSSIAMO FARE   noi cittadini per resistere a questo stato di cose? 
(i) Possiamo certamente turarci il naso, e scegliere il meno peggio spinti da quel dovere morale per cui se non si vota vince il male. Il meno peggio, però, aiuta a conservare i gravi difetti del sistema. 
(ii) L’opzione migliore sarebbe quella di astenerci per segnalare il nostro dissensoRammentando però che il primato dell’astensionismo dura il tempo di un radiogiornale dopodiché che i menestrelli degli oligarchi lo annientano. 
(iii) Resta l’opportunità di rifiutare la scheda, magari iscrivendo agli atti le ragioni. Una pratica poco conosciuta che i media e le istituzioni – a cominciare dalla Scuola – celano. È l’opportunità di mandare un messaggio consistente a favore dei processi attraverso cui matura la Democrazia. 
Rifiutare la scheda può essere un vero e proprio esercizio di Democrazia, in barba agli oligarchi nostrani. 

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Image credit: Adam Waito
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