giuliano gennaio paganini liberale

Giuliano GennaioPNR119 – Pietro Paganini 

Ho scelto di anticipare la pubblicazione del Paganini non Ripete 119 per rispettare la celebrazione della Pasqua. Edizione breve – per questa settimana molto faticosa – con cui voglio ricordare Giuliano Gennaio, che ci ha lasciato il 20 Aprile del 2008. 
La road to the future ritorna settimana prossima con le soluzioni dell’architettura, del design e della tecnologia. 
 
Giugen, Giuliano Gennaio, è morto a 28 anni, il 20 Aprile del 2008. Stava anticipando il cambiamento che ci avrebbe travolto da lì a poco. Aveva compreso le dinamiche di quello che stava succedendo. Non aveva le risposte, ma le cercava. 
 
PERCHE’ E’ IMPORTANTE?   Ricordare Giuliano non è solo un gesto d’affetto di chi gli è stato vicino legato da un profondo sentimento di amicizia. E’ più di un banale riconoscimento nel giorno della sua commemorazione. Di Giugen dobbiamo studiare il suo pensiero e la sua azione politica perché egli è stato il precursore della prima generazione che si dissocia profondamente dalle vecchie dinamiche della politica. E’ stato anche uno dei pochi a maturare la necessità di adattare il Liberalismo all’evolversi del tempo. Lì si è fermato solo perché la morte se lo è preso. Lì è arrivato nella scia del metodo sperimentale, e cioè con il coraggio di chi dubitando della verità propone il cambiamento innovando. 
 
ENFANT PRODIGE?   NO. Giuliano deprecava il ricorso ai miti e agli eroi della tradizione storicista che in questi giorni hanno trovato in una ragazzina fonte di nuova speranza da cui non ricaveranno nulla, come sempre succede a chi ai fatti preferisce il sogno. 
 
CITTADINO   Giugen era un cittadino, prima ancora che il termine venisse abusato da chi ripropone lo stato etico. Non era normale come la retorica vorrebbe. Era poliedrico. Perché nella molteplicità delle attività in cui era coinvolto e che è impossibile rammentare, cercava di indagare la realtà. La politica, il teatro, la scrittura, il web, l’oratoria e la retorica, e chi si ricorda più 
 
INNOVATORE   In tutto questo Giugen non era spettatore. Era innovatore perché sperimentava il cambiamento attraverso soluzioni sempre nuove. 
Insieme, nel 2004, creammo Liberalcafè, un giornale online di cultura Liberale che raccolse intorno a sé decine di giovani orfani che i resti archeologici del Partito Liberale e della Fondazione Einaudi avevano abbandonato non capendo quello che stava accadendo (di fatto negando il Liberalismo di metodo). Lanciammo i video del Paganini non Ripete da cui questa mia e-zine. 
 
COMUNICATORE   Fece suo il primato del The Medium is the Message, scoprendo quel primato della comunicazione che da lì a poco avrebbe travolto le dinamiche sociali. Fu tema di lunghe discussioni che contrapponevano il suo riconoscimento dei fatti alla mia ortodossia Liberale, e alla ritrosia di cambiare. 
 
LIBERALE   Attenzione, non cedette allo svuotamento dei contenuti rispetto al medium. Al contrario. Erano strumenti. Egli non era l’epigono della volgarità dei media sociali. Li usava. Era un Liberale contemporaneo. Aveva abbandonato la proverbiale ritrosia classista dei Liberali ottocenteschi per preferirgli l’azione della politica e dei suoi nuovi mezzi. Non sembrava, lo scrivo con la dolcezza che ci legava, ma era un pensatore raffinato che alla stantia ricerca della forma preferiva l’effervescente dinamicità della sostanza. 
 
METODOLOGICO   Aveva compreso che non esistono idee fisse alle quali affidarsi. Era devoto alla sperimentazione per trovare le soluzioni migliori. E così si affidava ai suoi tanti interessi. Come Leonardo da Vinci cercava nell’arte e nella tecnica la conferma che esistesse un meccanismo comune di funzionamento del mondo, Giguen sperimentava nei tanti ambiti sociali che lo vedevano appassionato quella soluzione che ci avrebbe consentito di aumentare le conoscenze e, in ultimo, ampliare la Società Aperta
 
SOCIETÀ APERTA   La sostanza per la forma. Giugen aveva compreso che nell’ottica del cambiamento il Liberalismo avrebbe dovuto, come un camaleonte, mimetizzarsi nel contesto che cambia con il tempo, preferendo la via della Società Aperta che supera la minoranza elitaria in cui si nascondeva timidamente il Liberalismo. La Società Aperta raccoglie a sé chi ignorando il liberalismo metodologico si riconosce e comporta nei modi che il Liberale promuove. La generazione di Giugen è quella della Società Aperta: insegue l’ampliamento delle Libertà individuali pur mancando di riportarle alla tradizione Liberale (da qui il suo interesse per il liberalismo di massa). 
 
Egli, di fatto, promuoveva un Liberalismo incosciente. Se avessimo dato ascolto a lui e ai pochi altri che come lui lo hanno elaborato, staremmo raccontando un’altra storia. 
 
IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA   C’è che avendo abbandonato i modi delle generazioni precedenti, il pensiero di Giugen resta frantumato. I suoi frammenti vanno ricercati tra i pochi scritti, i tanti post, le prime chat, le lunghe chiacchiere. Anche qui. Ha anticipato quello che è uno dei problemi della conoscenza negli anni a venire e delle prossime generazioni. Non ci resteranno tanti libri, ma molte informazioni sparse. 
 
A noi il compito di rimettere insieme il grande lavoro intellettuale di indagine con cui Giuliano stava cambiando il mondo. Nei fatti. Con il metodo. E con tanta di quell’energia di cui solo pochi possono godere. La sua vita e il suo ricordo sono ancora qui a stravolgere la noiosa routine con cui il nostro pensiero rischia di appiattirsi. Di questo gli saremo sempre immensamente grati. E per questo non possiamo smettere di raccontarlo. 
Giuliano GennaioPNR119 – Pietro Paganini 

Alcuni dei commenti giunti: 

Marco 
Chissà cosa avrebbe pensato Giuliano Gennaio di Greta Thunberg e soprattutto della macchina ambientalista che la manovra. Chissà se come avrebbe guardato al Movimento 5 Stelle e alla Lega….(…).
Piero
In vista delle elezioni europee questo ricordo è uno spunto di riflessione in un contesto politico che si lascia trascinare dal populismo magico di imbonitori come Salvini e chiacchieroni come Di Maio e il 5 Stelle, o peggio la bambina Greta, che ripete come un disco rotto quanto le hanno scritto e imposto di imparate a memoria. 
Carla
Bellissimo ricordo. Lo avrebbe certamente apprezzato. 
Mario
Grazie per queste parole. Dobbiamo tenere vivo il ricordo di Giugen, ci serva da esempio. Purtroppo senza di Lui non siamo stati capaci di combinare nulla, lasciando spazio prima a Berlusconi, poi a Renzi, oggi a Salvini e Di Maio, e ai 5 Stelle, mentre a livello globale non contiamo nulla e ci facciamo imbambolare da Greta. 
 
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