di Lucrezia Vaccarella

Non è passato molto tempo da quando i cittadini romani, blanditi da vane promesse, hanno espresso il voto per Virginia Raggi, la candidata grillina che, senza alcun particolare merito, ha ottenuto la stragrande maggioranza alle elezioni comunali diventando Sindaco della Capitale.

Un voto sorretto dalla speranza di rinnovamento della politica capitolina inquinata da scandali, collusioni con la malavita e vili voltafaccia.

Gli 11 passi per Roma, qualcuno se li ricorda?  Un cammino programmatico ambizioso che metteva al primo posto la mobilità “ Roma a 5 stelle è Roma in movimento… I disservizi sono arrivati al capolinea”; a seguire il proclama sui  rifiuti  “Spazziamo via il malgoverno nella gestione dei rifiuti. Multe più salate per chi tratta Roma come una pattumiera”; poi trasparenza, ambiente. sicurezza, politiche sociali.. il tutto sugellato dalle parole stampigliate sul manifesto elettorale “ Coraggio. E’ ora di cambiare”.

Per quanto mi riguarda ero certa soltanto del fatto che non l’avrei votata. Ai miei occhi è apparsa immediatamente per quello che, in poco più di un anno, ha confermato di essere: una marionetta nelle mani del Mangiafuoco nazionale, Beppe Grillo, il Savonarola del ventunesimo secolo con ambizioni di Demiurgo.

La lingua latina, tuttavia, insegna che “ spero, promitto e juro reggono l’infinito futuro “ rivelando l’aleatorietà degli accadimenti cui speranze, promesse e giuramenti sono rivolti e, al contempo, la necessità di un impegno attivo che ne consenta la realizzazione.

Il popolo di Roma ha dato corpo alla speranza, suscitatagli dalla candidata Raggi, esprimendo un voto di massa, compatto e deciso. La Raggi non si è impegnata altrettanto.

Poco tempo dopo la sua investitura, il Sindaco ha immesso un’indomita energia nell’ adottare un provvedimento di diniego dei fuochi d’artificio. Stroncata tempestivamente dal Tar del Lazio l’ordinanza è stata è stata adottata nuovamente quest’anno, cinque giorni prima di Capodanno. Un obiettivo di peso notevole perseguito con tenacia e finalmente raggiunto alla fine del 2017.

Oltre al divieto dei fuochi di artificio, a Roma per il Capodanno a 5 stelle  è saltato  anche il tradizionale concerto del 31 dicembre a Circo Massimo. Per una volta, e solo per questa, sono d’accordo con l’ex sindaco, Gianni Alemanno “ Capodanno a Roma non sarà una festa ma un funerale”.

L’ingenua neofita è stata travolta dalla vicenda delle polizze vita stipulate, a suo favore, da un dipendente comunale, sei mesi prima della sua elezione. Subito dopo il nuovo Sindaco ha disposto la nomina di quest’ultimo a capo della sua segreteria, triplicandone lo stipendio. Ma ha dichiarato d’ignorare che  prima di assumere tale carica, l’avesse indicata quale relativa beneficiaria. Indubbiamente si tratta di vicende che mal si attagliano all’obiettivo programmatico della trasparenza. “ Conti alla luce del sole “ , dice il Sindaco. Di tutti, ma non i suoi, sostengo io

Per non parlare dei trasporti. L’ineffabile Sindaco ha deciso di non ricapitalizzare  Roma Metropolitane, la società del comune di Roma, incaricata della progettazione e realizzazione di nuove linee metropolitane, nonché di ampliamento e ammodernamento delle esistenti, oltre che della realizzazione di opere connesse alla mobilità – principalmente su ferro – nel comune di Roma.  Sostiene che i costi ne avrebbero superato i ricavi.  L’ennesimo “ No” non seguito da proposte alternative.

In compenso il Raggruppamento temporaneo d’imprese, presieduto da Condotte Spa lo scorso 21 dicembre 2017 ha diffidato il Comune e la società ad adottare i provvedimenti preordinati all’avvio dei lavori della Metro D, approvati da oltre un decennio, entro i successivi 15 giorni. L’inutile decorso del termine sarebbe equivalso alla revoca dell’intero procedimento con conseguente diritto dell’RTI ad un equo indennizzo.

Certo la Raggi non è responsabile di dieci anni di inerzia burocratica. Ma il conclamato e persistente immobilismo dell’Amministrazione 5 stelle pesa sull’economia della città. Mentre Condotte chiede i danni per la mancata realizzazione del progetto della metro D, l’improvvida decisione di azzerare Roma Metropolitane porta con sé il mancato completamento della Metro C, rendendo inutile l’avvenuto esborso di tre miliardi di euro per il tratto realizzato. Costa caro anche lo stallo sulla vendita della vecchia Fiera di Roma. L’onere grava su Investimenti spa, la holding che controlla la Fiera sempre più indebitata per sostenere le spese della vecchia, e su Roma tutta deturpata dall’ennesima carcassa abbandonata in una zona residenziale che potrebbe essere rilanciata. L’unica, incomprensibile, decisione della giunta grillina è stata  il taglio del 35 per cento della cubatura prevista nel progetto della Fiera sulla Colombo  che ha abbattuto  il valore di mercato dell’area da 120 a 80 milioni di euro.

Qual era il motto in campagna elettorale?  Ah sì “ Coraggio, è ora di cambiare”

E i rifiuti? Mai come ora Roma è sommersa dai rifiuti e dalla sporcizia oltre che dai topi e, di recente, persino dai cinghiali attirati da tanta immondizia.

 Non preoccupiamoci, Wonder Virginia ha deciso di sterilizzarli!

Alla fine  la speranza dei romani si è afflosciata, fino a morire, come “ Spelacchio” l’albero di Natale collocato a Piazza Venezia, morto prematuramente  e a rischio caduta al punto da richiedere il sostegno di appositi tiranti. E dire che è costato circa cinquantamila euro ai contribuenti romani..

Virginia Raggi ha dichiarato che non si candiderà alle prossime elezioni.

Ha giocato d’anticipo: nessuno le ha chiesto di farlo e nutro seri dubbi che qualcuno lo farà.

Spero solo non cambi idea, da ora alla fine del mandato che, non oso augurarmi arrivi con largo anticipo rispetto al quinquennio di legge.

Le elezioni sono prossime, con l’auspicio che il popolo italiano non dimentichi l’albero di Natale di Roma Capitale: inerte e avvizzito come l’attuale gestione pentastellata.

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PNR