di Giammarco Brenelli

Un non dichiarato ma sottointeso ed irriflesso codice governa la comunicazione – giornalistica e non – nella società occidentale avanzata, tale per cui alla libertà di espressione ormai non vi sarebbero limiti pena l’accusa di condotte e legislazioni censorie.

Del resto secoli di censura istituzionale da parte dello Stato e della Chiesa, gravano ancora così pesantemente nella coscienza collettiva per cui anche solo l’evocazione di strumenti di tutela rispetto alle lesioni della reputazione dei singoli, così come del lavoro paziente e riflessivo di chi conduce un’indagine o semplicemente della corrispondenza o verità di una notizia, scatena l’evocazione del fantasma della censura che ritorna.

D’altra parte la libertà di scrivere qualsiasi notizia aveva sempre trovato non solo tolleranza ma fiducia nella mentalità liberale, la quale diffida sia dell’istituto del controllo così come dell’esistenza stessa del concetto di verità.

In regime di libertà di stampa e di espressione infatti la verità non deriva dalla Legge o dal Principe ma non può che derivare dallo scontro/confronto delle diverse partigianerie e menzogne che vengono sottoposte a verifica nell’ambito del libero dibattito ove, alla fine, si selezionano le notizie e ove il singolo si forma la propria opinione grazie alla logica e al senso critico.

Il confronto dunque è necessario ed è il vero regolatore della verità, sempre provvisoria, nella società liberale.

Avviene oggi tuttavia che il modello del confronto libero come regolatore della notizia e dell’opinione subisca nuovi, mai prima neanche immaginati, condizionamenti dovuti alla rete dove una mano più o meno invisibile porta il singolo a ripercorrere le proprie inclinazioni e scelte tendendo ad escludere diverse opzioni e contributi.

Il tema trova impreparata sia la scienza giuridica come quella costituzionale per non parlare della difficoltà di soluzioni tecniche per l’attuazione della tutela dei diritti del singolo ivi compreso un effettivo diritto all’oblio: la rete è attualmente un far-west ove tra l’altro i singoli talvolta spaesati si rifugiano tra gli affini, escludendo i diversi, e dove alla riflessione ragionata si sostituisce spesso l’immediatezza e brevità della notizia che rende impressiva e definitiva l’opinione.

Avviene così che la minaccia per l’informazione e per l’opinione responsabile, alla base della democrazia, è data in primo luogo dalla nuova tipologia del messaggio che tra l’altro si presta alla manipolazione di un sempre incombente grande fratello.

La democrazia digitale è un pericolo proprio perché tende ad escludere l’ “Agorà” cioè il confronto classico e il dibattito tra i diversi dove si entra con un opinione maturandone altra formando una nuova doxa mai, anche qui definitiva.

La novità nella vita democratica è costituita dalla progressiva decomposizione non solo dell’ “Agorà” ma dei circoli e dei partiti che erano gli strumenti classici della opinione e della rappresentanza e che talvolta oggi sono sostituiti da capipopolo o manipolatori della rete con gli evidenti rischi di autoritarismo.

Altra questione tipica dell’Italia è oggi data dalla notizia proveniente dal potere buono per eccellenza che è quello di una parte dei Pubblici Ministeri i quali entrano nel dibattito con una connotazione dogmatica e indiscutibile, concedendo veline e spigolature ad una cerchia ben definita di giornali e giornalisti che fanno del monopolio un proprio business finanziario e d’influenza.

Sempre più spesso tuttavia l’opinione prevalente ormai conosce che al tentativo di tutelare la giustizia, la autenticità delle indagini e la reputazione dei singoli, con Leggi e regole, sono solo gli stessi P.M. da “talk show” e i soliti giornalisti velinari che reagiscono protestando contro il ricorso “alla mordacchia” al “bavaglio” e “alla censura”.

 

Giammarco Brenelli è avvocato, titolare dell’omonimo studio in Milano, specializzato in diritto penale dell’economia e reati contro la Pubblica Amministrazione. Esperienza di Consigliere di Amministrazione di società quotate e non quotate, consulente in materia penale e commerciale di società italiane, americane, svedesi e svizzere. Impegnato, sin dal periodo studentesco, sui temi pubblici ed economici. Pubblica articoli su riviste specializzate e di cultura storica e politica. Presidente e Consigliere di organismi di vigilanza (D.Lgs. 231/2001).

Author

PNR