di Lucrezia Vaccarella

 “Il rinvio, simbolo della vita italiana: non fare mai oggi quello che potresti fare domani. Tutti i difetti e forse tutte le virtù del costume italiano si riassumono nella istituzione del rinvio: ripensarci, non compromettersi, rimandare la scelta; tenere il piede in due staffe, il doppio giuoco, il tempo rimedia a tutto, tira a campa’”.

Sono parole di Piero Calamandrei, un italiano di cui andare fieri: fine giurista e accademico, membro attivo della Resistenza è stato uno dei nostri padri costituenti che ha combattuto e vissuto in nome di quei valori di cui la Costituzione italiana è pregna. Eppure, come egli stesso ha detto in occasione di un mirabile discorso tenuto agli studenti milanesi nel lontano 1955… la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. 

Fino a ieri Calamandrei era, ai miei occhi, un italiano di cui essere fiera, uno di quegli uomini che hanno restituito dignità alla nazione dopo la lunga coltre asfissiante del regime, l’orrore della guerra e lo strazio della faida civile. Ma oggi ho ascoltato quel discorso, dalla sua viva voce e le sue parole riecheggiano nella mia mente come un rimprovero per quell’Italia che, sperava non diventassimo.

Questo è il paese delle promesse mancate,

E così, ogni anno, possiamo puntarci l’orologio, alle prime piogge i torrenti esondano dagli alvei perché nessun argine vi è stato eretto, le fondamenta cedono perchè inadeguate ai terrenti d’imposta le persone perdono la vita o la casa, che non è molto diverso, e quando va bene, spalano acqua, fango o neve. I pubblici ministeri “aprono fascicoli”!

Fondi stanziati, decretazione d’urgenza e poi…quasi sempre, l’oblio, fino alla successiva tragedia in cui la storia si ripete e i pubblici ministeri aprono altri fascicoli.

Questo è il paese delle scelte evitate.

Emblematica la questione, dello “ius soli”: secondo la legge italiana un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.

E’ un bambino nato su suolo italiano, parla italiano, frequenta le scuole italiane ma non ha gli stessi diritti dei suoi coetanei! Il disegno di legge è stato approvato alla Camera nel 2015, ma al Senato, dopo “soli” due anni, è stato piegato alle “auliche “ ragioni della propaganda politica, in vista delle prossime elezioni. Una scelta di civiltà, imperiosa per fronteggiare il razzismo incalzante e l’odio dei deboli nei confronti dei deboli è mancata perché “Una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata”. Questa l’esatta espressione utilizzata dal nostro Ministro degli Esteri, un politico riciclato, leader di una formazione insignificante che, per non correre il rischio di essere estromesso dalle stanze del potere, per “non fare un favore alla  Lega”, ha ritenuto giusto, per se stesso, girare le spalle alla Costituzione italiana. Eppure lui e i suoi pari le hanno giurato fedeltà e faranno lo stesso coloro che mirano a detronizzarlo. Ma tutti ne hanno tradito i fondamenti, primo tra tutti l’impegno attivo l’eguaglianza reale dei cittadini.

In compenso hanno accentuato le diseguaglianze, negando a molti italiani, il diritto di essere italiani. L’approvazione della legge è stata di nuovo rinviata sine die.

Tuttavia, detrattori e finti sostenitori hanno prestato poca, anzi nessuna, attenzione al fatto che   allo status di cittadino fanno capo anche doveri…e non pochi.

Basti pensare al dovere di contribuzione. E cosi, mentre si escludono gli italici – non italiani – da tale obbligo, si decide di procrastinare al compimento di 67 anni la maturazione del diritto alla pensione. In questo modo il governo di adopera per far fronte all’invecchiamento del paese non compensato da corrispondente incremento delle nascite!

Questo è il  paese delle contraddizioni marcate

Per quanto lucidamente ne abbia decritta l’inclinazione al rinvio, Calamandrei guardava agli italiani con gli occhi di un padre benevolo che nei difetti intravede virtu’.

Non credo avesse in mente quest’Italia, quando invitava i giovani ad accogliere le promesse della nostra Carta Costituzionale e ad impegnarsi perché divenissero realtà.

Ora più che mai mi sembra che quell’invito sia attuale, ora che l’ennesima, iniqua, legge elettorale ha nuovamente depotenziato il nostro potere di scelta e che quel tanto che ne resta converge su candidati nel cui spessore, umano e politico, personalmente ho poca fiducia

E’ urgente ricordare da dove veniamo e sollevare da terra quel pezzo di Carta calpestato, la nostra Costituzione e ridarle pieno vigore. Lasciamoci ispirare ancora dalle parole di quel grand’uomo quando ci dice:

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra Costituzione
”.

Facciamolo quel pellegrinaggio, ora, non domani.

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PNR