I segnali per la ripresa italiana sono incerti. I dati pubblicati il 31 Agosto dall’Istat nella sua ultima rilevazione, riguardano non solo la disoccupazione ma si concentrano anche sulle retribuzioni, sui contratti, con un focus sulla deflazione che, a quanto pare, sarebbe diminuita (buona notizia poiché potrebbe significare un nuovo aumento dei consumi).

A luglio il tasso di disoccupazione è sceso complessivamente all’11,4%, in calo di 0,1 punti percentuali da giugno ma al tempo stesso cala il numero degli occupati. Lo comunica l’Istat precisando che, dopo l’aumento registrato a giugno (+1,3%), la stima mensile dei disoccupati a luglio cala dell’1,3% (-39 mila). Il calo interessa sia gli uomini (-1,4%) sia le donne (-,2%) e tutte le classi di età eccetto i 15-24enni (+23 mila) e i 25-34enni (+38 mila). La diminuzione tuttavia è almeno in parte legata all’aumento degli inattivi, cioè persone che rinunciano a cercare un lavoro.
A luglio il tasso di disoccupazione è sceso complessivamente all’11,4%, in calo di 0,1 punti percentuali da giugno ma al tempo stesso cala il numero degli occupati. Lo comunica l’Istat precisando che, dopo l’aumento registrato a giugno (+1,3%), la stima mensile dei disoccupati a luglio cala dell’1,3% (-39 mila). Il calo interessa sia gli uomini (-1,4%) sia le donne (-,2%) e tutte le classi di età eccetto i 15-24enni (+23 mila) e i 25-34enni (+38 mila). La diminuzione tuttavia è almeno in parte legata all’aumento degli inattivi, cioè persone che rinunciano a cercare un lavoro.

Di per sé questi dati sono piuttosto contrastanti, dal momento che il segno positivo generalmente è molto flebile. Questo aspetto sottolinea come gli interventi, anche in ambito europeo, abbiano in qualche modo sortito un effetto positivo, ma non si tratta comunque di azioni sufficienti. Il Paese continua ad avere bisogno di riforme più solide e più ampie per una ripresa più duratura.

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PNR