Ragionare su come si esce dall’Unione Europea non è un esercizio difficile come quantificare i vantaggi e gli svantaggi dell’eventuale uscita della Gran Bretagna. Una vittoria dei favorevoli all’uscita è percepita con estrema preoccupazione in tutto il continente, preoccupazione dettata dall’incertezza delle conseguenze, non solo economiche, ma anche politiche dal momento che c’è da considerare il fatto che nessuno ha idea di cosa accadrà se e quando uno stato membro decidesse di lasciare l’Unione Europea.

Innanzitutto, non si può approvare, nell’immediatezza di un risultato referendario, l’uscita dall’Unione Europea perché i rapporti legali tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea sono regolati da accordi e trattati che derivano proprio dalla sua appartenenza all’UE – un esempio per tutti, il mercato unico europeo, ossia l’assenza di barriere per la circolazione di persone, merci e capitali all’interno dei confini europei. Questi accordi dovranno essere necessariamente rinegoziati, negoziazioni che potrebbero trascinarsi fra i due e i sette anni.

Tuttavia le conseguenze di un Leave potrebbero essere meno traumatiche di quanto si pensi, con i mercati che stanno già scontando la possibilità e con la sterlina che si è già indebolita rispetto all’euro. La Bank of England ha già previsto un fondo di stabilità sia per i mercati valutari che per quelli delle obbligazioni e i grandi investitori si sono già allontanati da titoli con attività troppo esposte sul Regno Unito.

L’unica cosa certa rimane il fatto che dopo il 23 giugno l’Europa non sarà più la stessa.

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PNR