La Stampa, 16 marzo 2016

È partito ieri il Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid). Consentirà ai cittadini che ne faranno richiesta di accedere da subito a 300 servizi online della Pubblica Amministrazione.
E’ un passo in avanti verso la digitalizzazione del Paese. Ci servirebbe un salto molto lungo. Secondo gli indicatori più accreditati infatti, il nostro è un Paese digitalmente arretrato, meglio non farci illudere dalle rare eccellenze. Le conseguenze della lenta digitalizzazione sono ovvie. Eppure, gli ultimi governi e il Parlamento, pur con le solite difficoltà, sono riusciti a produrre una serie di provvedimenti importanti non solo per la Pa. Ma come spesso succede sono rimasti «in fase di attuazione» cioè prigionieri del processo burocratico. E chissà quanto ancora lo resteranno. C’ è una buona notizia, però. A Palazzo Chigi è stato nominato, annunciato con la consueta euforia, un nuovo consulente per il digitale, Diego Piacentini, professionista competente e dalle molte referenze nel mondo dell’Ict che potrebbero tornare utili alla nostra comunità di innovatori. Qui la cattiva notizia: resterà solo per due anni prima di tornare al suo ruolo. Troppo poco in un Paese lento come il nostro. Si troverà ad affrontare una burocrazia ipertrofica, l’esatto opposto dell’azienda aggressiva e orientata all’innovazione cui era abitato. Riuscirà, in un contesto di per sé così ostile al cambiamento, ad ottenere dei risultati significativi?

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PNR