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Agorà – Rai3: Il costo di accettare la corruzione

Nei giorni dell’ira non bisogna lasciarsi trasportare dalla pancia, ma occorre farsi guidare da riflessioni strutturate su problemi reali. Come la questione del reddito di cittadinanza, di cui si sta ricominciando a parlare in diverse parti del mondo e su cui vorrei fare chiarezza. Il reddito di cittadinanza è un sussidio universale e non condizionato: in altri termini lo ricevono tutti quanti, per un tempo indefinito e indipendentemente dalla loro ricchezza o da altri redditi che percepiscono. Altra cosa invece è il reddito minimo garantito, che un programma universale e condizionato, nel senso che le sue regole determinano chi può avere diritto al sussidio e chi no. Il reddito di cittadinanza non esiste praticamente in nessun paese del modo, mentre il reddito minimo è molto usato in Europa e, come sempre, ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Il reddito di cittadinanza ha un solo grande problema: è costosissimo. Il reddito minimo garantito, invece, è molto più economico, ma è difficile fare una stima esatta. Essendo una misura “condizionata”, bisognerebbe capire quali sono le regole che lo farebbero scattare prima di poter ipotizzare il suo costo.

Altro nodo cruciale su cui ho riflettuto questa mattina ad Agorà, ospite di Serena Bortone, è il costo della corruzione in Italia. Non esistono delle stime precise – si parla di decine di miliardi – ma ciò che è sicuro è che la criminalità si annida e si insinua fra le maglia di una burocrazia lentissima e complicata. E così si spacca il Paese, tra opere che vengono realizzate in trasparenza, altre che non vengono realizzate per niente, altre ancora che sono state tirate su tra l’incompetenza e la sciatteria. Non fingiamo però di non capire quale sia il grande problema: una sottaciuta cultura dell’accettazione che alimenta la criminalità e l’approssimazione.