Da Industria 4.0 a Logistica 4.0

La corsa verso il futuro è iniziata

Negli ultimi anni la presenza della Vitrociset in ambito NATO si è notevolmente rafforzata attraverso la partecipazione attiva in diversi tavoli di discussione, think tanks, comunità scientifiche, forum industriali e workshop proponendo soluzioni tecnologiche in grado di rispondere alla futura strategia di trasformazione in ambito “Logistics & Sustainment” (L&S) che il Comando ACT (Allied Command Transformation) ha recentemente illustrato in recenti eventi NATO.

La futura strategia NATO in ambito L&S consiste essenzialmente nella realizzazione di una rete logistica (global sustainment) con le Nazioni in modo da ottenere una consapevolezza, comprensione, pianificazione ed esecuzione delle capacità cha vanno dai singoli magazzini gestiti a livello di base fino ai livelli di prontezza operativa e di disponibilità delle capacità di L&S delle Nazioni.

Tale approccio permette di ottimizzare la logistica in termini di velocità, efficienza ed efficacia in modo da soddisfare le capacità logistiche nei tempi richiesti e nei luoghi desiderati.

Per poter implementare tale approccio è necessario aggiornare le policy correnti, le dottrine, l’organizzazione e le infrastrutture ovvero quell’approccio che abbraccia i concetti ben noti in ambito NATO con l’acronimo DOTMLFPI (Doctrine, Organization, Training, Materiel, Leadership and Education, Personnel, Facilities and Interoperability) in modo da incrementare l’interoperabilità al fine di permettere alla NATO di utilizzare in modo cooperativo e collaborativo gli assets delle Nazioni nelle operazioni di rischieramento nei tempi e nelle località desiderate.

In allegato il programma dei lavori Da Industria 4.0 a Logistica 4.0

Digitalic X 2017 – L’impatto della digitalizzazione nella nostra società

Meno del 5% delle occupazioni attuali sono candidate a una completa automazione usando «l’attuale tecnologia». Guardando avanti, però, il 45% delle attività per cui la gente è retribuita può essere automatizzata usando «tecnologie già sperimentate». E solo una certa parte di lavoro fisico, definita «prevedibile», in base alla discriminante della sola fattibilità tecnologica ha un alto potenziale di automatizzazione: il 78%.

Questo vale per attività di natura manuale, ma le cose cambiano già con compiti meno “prevedibili” e più articolati. Per andare più nel concreto, settori come la finanza, la sanità, il commercio sono settori che usciranno cambiati, trasformati da Big Data, intelligenza artificiale e processi di automazione. Questo alimenterà la nascita (sta già accadendo) di nuove figure professionali come quella dei Data scientist assolutamente trasversali.

La sfida è ancora quella legata all’educazione. Più sale il livello di scolarizzazione e di complessità delle mansioni lavorative, minore è il rischio che queste possano venire appaltate a macchine intelligenti. Ma l’automazione renderà più interessante la ricerca di figure professionali in grado di dialogare e porre domande ai robot. Sopratutto nella sanità dove i computer potranno accedere al servizio del medico, analizzare gli ultimi paper scientifici e incrociare i sintomi con gli studi epidemiologici.

Riguarda il video del mio intervento al Digitalic X 2017