di Maria Serra

Perché quando si parla di Europa, ci si riferisce solamente alle politiche sui migranti? Senza nulla togliere all’importanza di questo tema, c’è tutta un’altra questione che dovrebbe appassionare la politica italiana, ovvero quella sul mancato utilizzo dei fondi europei. Invece sembra proprio che in questa campagna elettorale nessuno ne faccia parola.

E, se prima poteva esserci uno spartiacque tra chi voleva continuare a far parte dell’Europa e chi invece voleva uscirne, oggi unanimemente, anche da parte degli stessi grillini, questi dubbi sono di fatto rientrati. E dunque si fa ancora più urgente l’esigenza di capire perché l’Italia sia uno tra i paesi fanalino di coda nell’utilizzo dei fondi europei, ma anche quello con il maggior numero di frodi e di irregolarità.

Dai dati della piattaforma Open Data Coesione, aggiornati al 13 dicembre 2017, emerge che l’Italia è il secondo beneficiario dei fondi SIE (per un totale di oltre 73 miliardi di euro), dopo la Polonia (oltre 104 miliardi di euro). La maggior parte di fondi a disposizione è destinata alla competitività delle PMI (più di 14 miliardi di euro) e all’occupazione (oltre 8 miliardi di euro).

Peccato che, per quanto riguarda il tasso d’impegno dei fondi SIE, e quindi Fesr, Fse, Fc, Feasr, Feamp, l’Italia si colloca al 23esimo posto, con il 37% dei fondi impegnati, a fronte di una media Ue del 44%, e solo il 3% (media Ue 6%) delle risorse spese.

E’ chiaro che di questo passo non andiamo da nessuna parte.

Per non parlare poi dei dati che ha reso noto la Corte dei Conti nella relazione annuale consegnata al Parlamento sulle irregolarità e frodi nell’utilizzo dei fondi europei in Italia: un altro disastro. Il più “saccheggiato” in assoluto è stato il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr), sul quale tra irregolarità e frodi pendono complessivamente 242,2 milioni, l’80% (102,4 milioni), tutti di derivazione regionale. Solo al Sud un andazzo che pesa per ben 174 milioni e la Sicilia, regina delle frodi, che da sola colleziona ben 167,8 milioni.

Altro capitolo di grande rilievo dei fondi strutturali, sul quale la Corte mette l’accento, è il Fse (Fondo sociale europeo), con 73 milioni sotto osservazione, ma ben 71,3 milioni sono ancora una volta imputati alla Sicilia: riguardano progetti risalenti alla programmazione 2000-2006 per i quali sono pendenti procedimenti penali.

Visto lo stato dell’arte, possibile mai che la politica non affronti pubblicamente questo tema? Peraltro si tratta di risorse che all’Italia servono come il pane per intervenire laddove i Governi tagliano e aumentano tasse.  Soldi che, inutilizzati, ritornano nelle casse dell’Europa e di cui non si ha più traccia.. soldi nostri, tasse che l’Italia, a fronte di trattati, è obbligata a versare regolarmente alle casse del Bund.

Anche tutto questo non aiuta a creare uno spirito europeista nel Paese. Ci vuole meno burocrazia anche in questo ambito che faciliti l’accesso per e che generi una maggiore mobilitazione dei finanziamenti privati.

Il prossimo 4 marzo gli italiani saranno chiamati al voto. Sarà un giorno importante per la democrazia di questo Paese e per capire da che parte batte il cuore degli italiani. La politica si sta preparando a questo appuntamento, possiamo sperare che qualcuno raccolga questo tema?

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PNR