di Benedetta Fiani

Siamo spesso portati a pensare che fare beneficienza sia una scelta fra la nostra felicità e quella degli altri, eppure quando doniamo per una causa in cui crediamo otteniamo un doppio risultato: facciamo felici e siamo felici.

Infatti, secondo una recente ricerca le nostre buone intenzioni sono ostacolate da alcune trappole mentali. Alcune persone nonostante una generosità naturale non pensano chiaramente alle loro scelte quando si tratta di fare beneficienza.

Alcuni donano meno di quanto farebbero, perché presumono che dare li renderà meno felici che ricevere; altri ritengono che donare tempo a una buona causa sia più prezioso che dare dei soldi. In entrambi i casi è vero il contrario.

Errore 1: effetto martirio. Il martire ha la tendenza a preferire forme di dono che implichino sacrifici e sforzi significativi. Questo significa che quando valutiamo i trade-off di varie forme di donazione, tendiamo ad ammirare i modi più impegnativi di aiutare. Invece di donare 200€ a qualche istituto di ricerca per la lotta alla leucemia, scegliamo di partecipare ad una maratona, i cui proventi delle iscrizioni andranno in beneficienza.

E il volontariato? Direte voi. Nessuno qui ha intenzione di svilirlo, ci sono casi in cui il modo migliore per contribuire è versare lacrime e sudore per una buona causa, e se mancano i mezzi è sempre meglio donare del tempo. Ma occorre individuare tutte le opzioni per capire quale scelta è di maggiore aiuto. A volte, il modo più efficace di donare è anche il più semplice.

Errore 2: trascuratezza dell’altro-nulla. Lo studio ha sottoposto ad alcune persone la richiesta di considerare i compromessi tra risultati egoistici e generosi. Una scelta tipica ha queste caratteristiche: preferiresti ricevere 15€ o preferiresti che Unicef ricevesse 35€?

Lo studio ha scoperto che la nostra attenzione a questi costi opportunità è asimmetrica: consideriamo velocemente ciò che perdiamo a costo di essere generosi mentre fatichiamo a valutare ciò che gli altri perderanno se scegliamo di essere egoisti. Pesiamo abbondantemente la perdita di 15€ (il costo di una serata in pizzeria) ma non riusciamo a contemplare cosa possa significare per l’UNICEF non ottenere 35€ (il costo della vaccinazione di diversi bambini).

Modificando subdolamente la descrizione nei seguenti termini “se tu scegli 15€ l’UNICEF non riceve nulla”, le persone sono spinte a rivalutare questo tipo di scelta con una sensibilità diversa.

La robustezza dell’effetto “altro-nulla” suggerisce che possa essere usato per aumentare la nostra generosità. Ad esempio, invece di chiedere a potenziali donatori se sarebbero disposti a donare un particolare importo suggerito, gli enti di beneficenza potrebbero inquadrare la domanda come una scelta tra donare e “scegliere” che alla beneficienza non arrivi nulla.

Errore 3: l’inaspettata gioia di donare. La maggior parte delle persone ritiene che la generosità implichi il sacrificio. Eppure molte persone sperimentano una maggiore spinta alla felicità quando spendono soldi per altre persone. In questi casi, dare è letteralmente meglio che ricevere. Spesso crediamo che donare soldi sia una scelta tra la nostra felicità e la felicità degli altri. Ma la generosità è molto meglio di così: siamo costruiti in modo che anche donare ci faccia stare bene. Quando doniamo a una causa in cui crediamo, tutti vincono.

Presi insieme, questi tre errori mentali suggeriscono che molte persone probabilmente non sono abbastanza generose con i loro soldi. Dovremmo donare di più alle nostre organizzazioni di beneficenza preferite se vogliamo migliorare il mondo, ma anche se vogliamo migliorare il nostro umore.

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PNR