di Agostino Macrì

Si parla molto dell’etichettatura degli alimenti e si fa riferimento al Regolamento UE 1169/2011. Pochi però lo hanno letto e sanno che è nato con lo scopo di “informare” ed “educare” correttamente i consumatori sul modo di mangiare per prevenire patologie legate all’alimentazione. Ai produttori di alimenti è richiesto di indicare il valore nutrizionale (proteine, carboidrati, grassi, valore calorico), la data di scadenza, la presenza di allergeni, il contenuto in sale, i componenti in ordine decrescente. Altra cosa che pochi ricordano è che le Autorità nazionali hanno il compito di educare i cittadini a mangiare in modo corretto.

Purtroppo però da molti l’etichetta è stata considerata una sorta di “cavallo di Troia” con cui trasferire ai consumatori ogni sorta di interesse economico o ideologico. Per difendere le produzioni alimentari nazionali (obiettivamente insufficienti e molto costose rispetto ai concorrenti stranieri) si invoca di indicare in etichetta l’origine delle materie prime. Per riuscire a vendere prodotti costosi e utili soltanto a poche categorie di persone sta imperando la dicitura “senza”. In alcuni casi è addirittura paradossale e pleonastico scrivere nelle bevande vegetali “senza lattosio”. Forse sarebbe meglio dire che nei fagioli di soia o altri vegetali il lattosio non c’è mai stato.

I “senza” sono dei “claims nutrizionali” che evocano nella mente dei consumatori qualcosa che fa bene; in realtà, come nel caso del “senza olio di palma” si tratta di un imbroglio costruito ad arte per motivi puramente commerciali.

Ci sono poi i prodotti tipici  (DOP, IGP, DOC; ecc.)  di cui pochi conoscono il significato delle sigle e molti sono convinti che siano più salubri. Si potrebbe anche parlare degli alimenti biologici, a km zero dell’incerta origine e cosi via.

Il consumatore dovrebbe invece sapere, oltre al valore nutrizionale, poche cose utili e fondamentali e in particolare:

  • acquistare i propri alimenti da canali di vendita legali
  • essere molto prudenti negli acquisti mediante internet
  • “gestire” bene il cibo all’interno delle proprie case.

Purtroppo questo non avviene e la pletora di indicazioni riportate nelle etichette in molti casi servono a tutelare precisi interessi economici che, alle volte, si traducono in pericoli per i consumatori.

Per migliorare questo stato di cose bisognerebbe cominciare a tenere sotto controllo i tanti “esperti” che esprimono il loro pensiero per garantire i loro interessi. Bisognerebbe poi intervenire adeguatamente per “stroncare” i messaggi pubblicitari menzogneri e fuorvianti.

L’obiettivo principale dovrebbe comunque essere quello di mettere in condizione i cittadini di acquisire informazioni corrette e di poter scegliere quello che mangia senza condizionamenti  “esterni”. Però forse questa è utopia.

Agostino Macrì è stato docente alla Facoltà di Scienze, presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Attualmente è professore di “Ispezione degli alimenti” all’”Università Campus Biomedico” di Roma.

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