di Benedetta Fiani

Sarà colpa di quel gusto un po’ snob di sentirsi sempre più a proprio agio con una minoranza. Oppure sarà che le nostre democrazie hanno ancora il ricordo di come le dittature del Novecento abbiano annichilito, letteralmente, i gruppi minoritari. Ma non staremo un po’ esagerando? Non staremo cedendo alla dittatura delle minoranze?

Tutto ha inizio questa estate durante un pic-nic con degli amici. Mentre ero al barbecue a girare i wurstel di tacchino, mi passa accanto un caro amico ebreo osservante che mangia solo cibo kosher. Senza pensarci gli offro una limonata che lui accetta di buon grado. Appena resami conto del rischio talmudico a cui ho sottoposto il mio amico, prendo una bottiglia della stessa limonata me la giro tra le manie mi accorgo che è kosher. Lo ammetto, oltre al sollievo di non aver arrecato alcun danno, rimango anche piuttosto stupita. Sono anni che bevo limonata kosher senza saperlo.

C’è una regola piuttosto semplice alla base: chi mangia kosher non mangerà mai cibo non-kosher, mentre a chi mangia non-kosher non è proibito mangiare kosher.

Da quel pic-nic in poi, mi sono ritrovata a riscontrare questa regola praticamente ovunque. I bagni per i disabili sono sempre più diffusi, le città straripano di ristoranti vegani, al supermercato è impossibile trovare un solo pacco di biscotti commestibile che contenga olio di palma. Sono esempi innocui, sia chiaro. Se ho fame e mi trovo in bistrot vegano magari mangerò due portate di alghe, soffrirò un po’ ma pazienza.

Ma stiamo attenti. Perché la mentalità che c’è dietro la regola rischia appunto di favorire, in contesti più sensibili, la dittatura della piccola minoranza, di far vincere appunto “il più intollerante”, se la maggioranza è troppo flessibile. Il tema è serio e si traduce in un’altra regola: basta che un certo tipo di minoranza intransigente raggiunga un livello minimo, come il 3 o il 4 per cento, perché l’intera popolazione finisca per sottomettersi alle sue preferenze. Insieme si produce peraltro un’illusione ottica: un osservatore ingenuo può avere l’impressione che quelle scelte siano volute proprio dalla maggioranza stessa.

Nella storia delle religioni è successo spesso che a vincere sia stata la minoranza più fanatica. I cristiani erano maggioranza in Egitto, dove si erano dimostrati a loro volta più intolleranti dei pagani. E ora che ne è di loro? Ha vinto il proselitismo aggressivo dell’Islam. Si fa presto a dire Islam, però. La corrente fondamentalista – propugnata dai wahhabiti sauditi – era anch’essa solo una minoranza, ma con il tempo sta finendo per conquistare l’Islam, semplicemente perché è stata più intollerante delle altre.

Anche la politica, a pensarci bene, non sfugge alla regola. Quanti governi italiani sono caduti per le bizze di partiti dello “zero virgola”? E il tema dell’invasione degli stranieri, nonostante riguardi ancora percentuali bassissime, non è stato imposto al centro delle agende nazionali dagli slogan di piccoli movimenti xenofobi (che ora piccoli non sono più)? L’intera crescita economica o morale della società dipende da poche persone, e alcune minoranze intolleranti possono controllare e distruggere la democrazia. Per questo abbiamo bisogno di essere più intolleranti con loro.

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PNR