di Antonio Colantuoni

Vedo spesso negli occhi dei miei giovani ascoltatori la sorpresa di sentire che dobbiamo ricercare e ricercare ancora moltissimi dei meccanismi che non abbiamo ancora chiarificati e bene interpretati. Possibile che le conoscenze umane debbano ancora ampliarsi? A volta sembra che l’Uomo moderno conosca troppo e debba fermarsi, come nell’Evo di Mezzo, quando risuonava autorevole l’Ipse Dixit a pacificare controversie e dispute interminabili.

Il sentirsi appagati delle conoscenze che risuona nell’articolato Mondo moderno sembra riproporre quella pausa secolare, anche se a volte di facciata, che ha caratterizzato per secoli la vita e la cultura dell’Occidente civilizzato. Possiamo rinunciare a conoscere secondo uno schema che bandisce la ricerca scientifica condotta in vivo e si propongono metodi computerizzati, come se tutto il futuro fosse nei file di computer superveloci? La stimolazione degli interessi dei giovani ad indagare su tutto quello che è intorno a noi sembra la sola via per approfondire nuove conoscenze e portare a nuove scoperte.

Da molte parti si sentono critiche feroci alle conoscenze scientifiche che sono messe in discussione e considerate solo vie strumentali per ingigantire guadagni di non precisate lobby di farmaci e vaccini. Eppure la scoperta, che di solito richiede lunghi studi e notevole applicazione tecnica, ha un fascino straordinario, che lascia incantato chiunque di noi, capace di apprezzare la complessità e la bellezza dei fenomeni.

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