Le democrazie occidentali stanno attraversando una profonda crisi di legittimità e fiducia. L’intero sistema è attaccato da tre lati: da sopra, sotto e dentro.

Sopra. La globalizzazione ha reso più deboli e meno indipendenti le politiche nazionali: molto potere è stato consegnato a istituzioni sopranazionali e mercati, e i politici sono oggi meno in grado di mantenere le molte promesse che continuano a fare su temi che non dipendono da loro.

Sotto. Comunità locali, regioni autonomiste, enti e poteri minori, riducono a loro volta i poteri politici nazionali. E Internet ha consegnato a gruppi ancora più piccoli e agli stessi individui la possibilità di organizzarsi, protestare e avanzare più visibilmente e insistentemente le loro richieste. In società in cui i cittadini votano ogni sera per eliminare i concorrenti di un programma televisivo, e ogni mattina firmano petizioni online, il processo elettorale parlamentare suona anacronistico e rigido.

Dentro. Ma l’assedio maggiore le democrazie lo stanno subendo dai propri cittadini, dagli elettori. La pratica poco lungimirante della politica di creare grandi quantità di debito per mantenere le promesse di oggi, senza costruire investimenti per saldare quel debito domani, si è rivelata nella sua sventatezza in questi anni di crisi finanziaria. Ma adesso è diventato difficilissimo per i politici convincere i cittadini che le promesse non si possono mantenere più e che bisogna pensare nuove austerità economiche. Ancora di più in paesi in cui la popolazione invecchia e le proteste sono più difficili da ignorare rispetto a quelle, più tradizionali, dei giovani. E questo aumenta le difficoltà di pensare al domani sacrificando sull’oggi.

La mia intervista sulla crisi della democrazia occidentale.

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PNR