Affaritaliani.it, 21 luglio 2016,

Il Centro Destra si è fermato al passato. Nelle ultime settimane la Camera ha presentato il documento strategico per l’Industria 4.0, cioè il piano per digitalizzare non solo le imprese italiane e la nostra economia, ma in generale le nostre attività. Da questa digitalizzazione si creeranno nuovi professioni ma altrettante, se o di più, se ne distruggeranno. La quarta rivoluzione industriale è importante perché dovrebbe consentire al nostro paese di recuperare produttività e competitività – in Germania un documento simile risale al 2006. Lo è ancora di più perché digitalizzando si rivoluziona appunto il modo in cui viviamo e soprattutto lavoriamo.

Le nuove generazioni cambieranno tra le 5 e le 7 professioni, non posti di lavoro ma tipologie di lavoro, competenze. Significa che per 5/7 volte entreranno e usciranno dal mercato del lavoro. L’occupazione stabile si alternerà a momenti di vuoto che dovranno essere dedicati alla formazione (long life learning) e coperti finanziariamente. La crisi dei cinquantacinquenni che perdono il posto si allargherà esponenzialmente ai quarantenni, obbligandoci a ripensare il sistema delle pensioni. Allo stesso modo va ripensata l’educazione.

La Scuola così come oggi la conosciamo non va bene, dobbiamo ripensarne la didattica, ovvero come e cosa apprendiamo. Stiamo vivendo una fase di cambiamento rapido che fatichiamo a comprendere e soprattutto non siamo in grado di fornire risposte, soprattutto rapide. E’ urgente aprire un dibattito che non riguarda più fenomeni locali ma globali, in cui tutto è concatenato, dal prezzo del petrolio e della materie prime alla domanda cinese e alla turbo finanza, per citarne solo alcune. Così non c’è riforma del lavoro senza riforma della scuola, ristrutturazione del sistema pensionistico, ripensamento del welfare, e così via.

Il Partito Democratico, almeno nelle sue correnti, ha aperto un dibattito che prova a porsi dei quesiti sui fenomeni che stiamo vivendo. C’è la consapevolezza che alla complessità di oggi non saprebbero forse rispondere pensatori come Constant, Einaudi, Gramsci e Popper. Allora ci si muove sperimentando, come è giusto che sia, confrontandosi e dibattendo. In questo contesto sarebbe essenziale che altre tradizioni politiche si sfidassero per provare ad individuare percorsi diversi. Così non è, perché oltre al PD non c’è nulla.

Non è solo un problema di democrazia come qualcuno afferma, ma una spaventosa carenza di analisi e proposte. L’estate con le sagre, le feste e le kermesse letterarie è il momento migliore per confortarsi su questioni rilevanti quali il reddito di cittadinanza, i nuovi lavori, e l’economia dei robot. La Sinistra c’è e ci prova. La destra no. Saranno forse categorie politiche che non rispondono ai tempi, ma proprio per questo richiedono un confronto. E la Destra manca di interrogarsi e rinnovarsi. Il confronto è alla base della convivenza nei sistemi politici Liberali. Senza Destra questa convivenza già debole, è a rischio.

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PNR