Sono ore decisive per la Brexit. Se la Gran Bretagna dovesse votare l’uscita dall’Unione Europea, venerdì 24 giugno la prima reazione, e la più significativa sarà quella dei mercati finanziari e del mondo della politica. Considerando che il sì creerebbe incertezza è probabile che la sterlina si indebolirebbe  e che il mercato azionario soffrirebbe per i timori di un rallentamento della crescita economica. I tassi di mercato potrebbero salire per riflettere l’aumento del rischio. Per affrontare questa situazione, la Banca Centrale inglese farà tutto il possibile per calmare i mercati e mantenere l’economia in carreggiata, ad esempio offrendo alle banche liquidità illimitata a tassi convenienti. A Bruxelles la principale preoccupazione sarà quella di calmare i mercati e mostrare che il progetto europeo sopravviverà anche senza la Gran Bretagna. Non c’è alcun obbligo legale che imponga al governo britannico di applicare subito la clausola di recesso dell’art. 50 del Trattato di Lisbona. E’ improbabile quindi che le trattative comincino subito. Per il mondo degli affari  il giorno dopo la vittoria del Leave rappresenterà il momento di iniziare a mettere in atto gli eventuali piani di emergenza. Le condizioni operative non cambierebbero subito ma i vertici delle aziende vorranno iniziare a fare forte pressione sul governo affinché l’accordo di recesso dall’UE preveda delle condizioni favorevoli agli affari.

Al contrario se il Remain dovesse vincere con un buon margine, la sterlina probabilmente si rafforzerebbe, la maggior parte delle aziende multinazionali con sede a Londra tirerebbero un sospiro di sollievo, mentre molti piccoli imprenditori rimarrebbero delusi. Una vittoria del Remain con un margine ridotto invece imporrebbe uno scenario leggermente più precario, dal momento che la questione europea, che perseguita la Gran Bretagna, potrebbe essere risolta solo momentaneamente. 

Guarda qui l’intervento di Pietro Paganini a Studio24 sulla questione Brexit, giovedì 23 giugno.

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PNR